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La difesa di Luzin
 
La difesa di Luzin 2015-06-07 07:57:19 enricocaramuscio
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enricocaramuscio Opinione inserita da enricocaramuscio    07 Giugno, 2015
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Un’ultima, disperata, drammatica difesa

Tra il grottesco e il drammatico, tra la matematica rigidità del calcolo delle combinazioni e la poetica dolcezza di una penna d'eccezione, Vladimir Nabokov ci racconta una storia di scacchi e follia, di gioco e genialità, cullandoci con la raffinatezza della sua scrittura e guidandoci negli arcani recessi della mente umana con una profonda introspezione psicologica. Da Pietroburgo a Berlino, passando per i più prestigiosi club europei, conosciamo la vita ed i successi di Aleksandr Ivanovic Luzin, virtuoso della scacchiera, campione indiscusso e indiscutibile la cui fama raggiunge ogni angolo del globo. Una vita interamente dedicata al gioco degli scacchi, nobile attività che lo tira fuori da un'infanzia difficile segnata dalla propria indolenza e dal bullismo dei compagni di scuola, per catapultarlo nelle contraddizioni di un'esistenza di fama e successi, ma non certo di felicità. Il Luzin adulto, infatti, è uno sciatto e malandato trentenne la cui apatia sfiora i limiti dell'autismo, la cui mente, geniale durante il gioco, fatica ad adattarsi a tutto ciò che esula dalle sessantaquattro caselle della scacchiera. Più stanco dopo ogni sfida, più solitario dopo ogni combinazione inventata o risolta, più folle ogni giorno che passa, il nostro protagonista giunge a quella che dovrebbe essere la partita più importante della sua vita, la sfida con l'italiano Turati, contro il quale ha escogitato una particolare tattica difensiva. Questo duello lo porterà ad un drammatico tracollo e soltanto l'amore sembrerà in grado di tirarlo fuori da una precipitosa rovina. Alternando realtà e allucinazione, giocando tra risate e commozione, Nabokov ci porta nel vivo di una paradossale partita a scacchi che vede il protagonista alle prese con la sfida più difficile di tutte: quella contro la stessa vita. Una vita che, per il buon Aleksandr Ivanovic, è il vero e più temibile avversario, con i suoi imprevisti, i suoi tranelli, la subdola malignità dei suoi disegni, la geniale ostilità delle sue possibili combinazioni. Contro un nemico tanto infido e scaltro, così micidiale ed ineluttabile, al povero protagonista non resta che affidarsi ad un’ultima, disperata, drammatica difesa. “E il giovedì Luzin capì tutto. Già alla vigilia, aveva tramato un ingegnoso stratagemma con cui avrebbe forse potuto sventare le macchinazioni del misterioso avversario. Lo stratagemma consisteva nel commettere volontariamente un’azione assurda ma inaspettata, che esulasse dall’ordinamento sistematico della vita, portando così la confusione nella sequela di mosse architettata dal suo avversario. Era una difesa sperimentale, una difesa per così dire a casaccio, ma Luzin, pazzo di terrore di fronte all’imminente, inevitabile iterazione in arrivo, non riusciva a trovare niente di meglio.”

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Commenti

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Ciao Enrico.
Molto bello e interessante il tuo commento di un libro che risulta essere di spessore.
Dell'autore ho spesso sentito parlare, ma non ho mai letto le sue opere.
Bello, dopo la delusione di "Lolita", mi sa che con questo titolo mi riacchiappa. Scacchi e follia, binomio interessante...ciao
che bel commento Enrico, non ho mai sentito parlare di questo testo!
grazie*
Ottima recensione Enrico; molto interessante la trama che, mi sembra, ha qualcosa in comune con "la variante di Luneburg" di Maurensig. Il gioco degli scacchi è affascinante ma, a volte, si può essere ossessionati dallo stesso con effetti collaterali devastanti. Ciao.
Ferruccio
@Emilio: si, grande spessore letterario, come tutto ciò che finora ho letto di Nabokov.
@Laura: davvero non ti è piaciuto Lolita? Per me è stato il primo Nabokov e invece lo apprezzai molto. Spero che avrai la possibilità di concedere un'altra chance a quest'autore.
@Silvia: è una delle sue prime opere, meno nota ma non per questo meno bella. Penso che, conoscendo i tuoi gusti, l'apprezzeresti anche tu.
@Ferruccio: non conosco il libro che hai citato ma mi incuriosisce molto. Io ho trovato qualche similitudine con l'opera di Bernhard "Il soccombente", che tratta lo stesso tema della morbosa maniacalità di una passione, pianoforte in quel caso, scacchi in questo...ma tra i due vince nettamente il grande Vladimir.
@ Annamaria: ad un'intenditrice come te questo libro piacerebbe di certo.
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