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Expo 58
 
Expo 58 2015-06-03 05:03:55 pierpaolo valfrè
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pierpaolo valfrè Opinione inserita da pierpaolo valfrè    03 Giugno, 2015
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Cinema 58

Convincente e di ottima fattura l’ultimo romanzo di Jonathan Coe, un’opera minore di qualità, molto adatta a momenti di sana evasione e di relax.
Più che una spy story, si ha l’impressione di immergersi in una commedia anni ’50 alla Cary Grant, con un pacifico protagonista che viene improvvisamente catapultato suo malgrado in complicati intrighi internazionali e soprattutto in imprescindibili e ancora più pericolosi love affaires. D’altra parte Jonathan Coe è un raffinato cinefilo, che ama inserire nelle sue opere moltissimi riferimenti e rimandi al grande schermo.
L’ambientazione è perfetta, curata e credibile in ogni dettaglio. Nella prima parte ci si sente così avvolti dall’atmosfera British della vecchia Inghilterra che viene voglia di sfogliare le pagine tenendo a portata di mano toast imburrati e tazzine di tè.
La scena si sposta successivamente a Bruxelles, durante la prima Esposizione Universale organizzata dopo il secondo conflitto mondiale, terminato da soli tredici anni. L’Expo nell’anno in cui entrano in vigore i Trattati di Roma e viene fondata la Comunità Economica Europea è l’occasione per voltare pagina: si vuole gettare un ponte verso il futuro e si sceglie come tema “Valutazione del Mondo per un mondo più umano”. Simbolo di Expo 58 è l’Atomium, una costruzione in acciaio che rappresenta gli atomi di un cristallo di ferro. Grandi speranze venivano riposte nella scienza, nella tecnologia nucleare, nel progresso. Alla vetrina di Expo ogni Stato voleva fare bella figura, mettere in mostra la sua cultura e le sue eccellenze. Tra i visitatori c’era un clima di effervescente eccitazione e le Grandi Potenze muovevano le loro pedine, si studiavano e si controllavano reciprocamente. Expo 58 ebbe oltre 40 milioni di visitatori. Un americano del Texas bivaccò tre giorni davanti all’ingresso per non perdere l’occasione di essere il primo ad entrare.
Lasciata la sua tranquilla normalità a Londra, (un monotono impiego ore 9-17, una moglie ansiosa con bimba piccola, una mamma saggia e un vicino ficcanaso) Thomas Foley, il nostro protagonista che viene definito come un incrocio tra Gary Cooper e Dirk Bogarde è pronto ad entrare nella sua avventura da cinematografo: un gustoso intreccio tra una parodistica spy story, inquietudini sentimentali e promesse di trasgressione.
L’ironia, la capacità di fare sul serio senza prendersi sul serio e il sapiente dosaggio di attendibilità e di parodia mi sembrano gli elementi che maggiormente caratterizzano questo romanzo: ci si gusta un’atmosfera da Bulli e Pupe senza cadere in banali déjà vu, mentre la spy story è costellata da un’innumerevole serie di macchiette e stereotipi, tanto più divertenti quanto più volutamente e ricercatamente scontati. Ma Jonathan Coe si diverte con il lettore che crede di saperla lunga, come il gatto fa con il topo: ogni sorpresa sembra quella definitiva, in ogni pagina abbiamo la sensazione di avere sotto controllo la situazione e attendiamo soltanto di planare su ciò che pensiamo un approdo già ampiamente annunciato, quand’ecco che siamo sorpresi da un guizzo imprevisto, un colpo di coda inaspettato, una nuova rivelazione, fino all’ultima pagina.
E adesso cosa ci vediamo, Notorius, Intrigo Internazionale o Caccia al ladro?

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Commenti

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Un altro bel commento, Pirpaolo. Di questo autore non ho mai letto nulla. Che cos'altro ha scritto? C'è qualche suo libro veramente meritevole di lettura?
ciao Emilio, di Jonathan Coe io ho letto anche la Famiglia Winshaw (ma il titolo originale, What a Carve Up - Che macello! è molto più interessante) e La pioggia prima che cada, che ho entrambi recensito su questo sito. Expo 58 è un libro che si discosta molto dai suoi temi ricorrenti, sia quelli che ho letto direttamente, sia quelli che ha affrontato in altre opere (che mi ripropongo di leggere in futuro). In particolare La famiglia Winshaw (che tra le altre cose è una feroce critica del thacherismo) insieme ad altre due opere forma una trilogia che ci parla della società inglese dagli anni settanta fino ai giorni nostri.. Comunque anche in questa opera minore e di puro intrattenimento ho ritrovato con piacere uno scrittore di grande qualità. Ti possono non piacere storie, personaggi o tematiche, ma è sempre bello incontrare chi sa fare bene il proprio mestiere.
Ti ringrazio per la cortese risposta.
che nostalgia.....ho adorato l'impeccabile Cary Grant!
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