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L'angioletto
 
L'angioletto 2015-06-01 04:49:18 Renzo Montagnoli
Voto medio 
 
5.0
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
5.0
Renzo Montagnoli Opinione inserita da Renzo Montagnoli    01 Giugno, 2015
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Lo stupore di vivere

Devo ammettere che per la prima volta mi trovo in difficoltà nello scrivere una recensione e la circostanza mi stupisce ancora di più perché il romanzo di cui dovrei dissertare mi è piaciuto immensamente, forse anche troppo. Sarà per quel suo sapore di favola con la sua bella morale (la bontà intrinseca di un individuo alla lunga riesce a far superare tutte le difficoltà che si incontrano in una vita), sarà perché l’autore usa una prosa altamente raffinata che in più di un’occasione raggiunge vertici poetici, resta comunque il fatto che non mi riesce facile definire il protagonista, Louis Cuchas, che all’inizio vediamo bambino in un povero appartamento, ove dorme su un pagliericcio, accostato a quello dei suoi fratelli, tutti figli di padri diversi, di amici occasionali di una madre che fa l’amore con l’uomo di turno nell’unico vero letto, isolato dal resto della famiglia da un rozzo telo, in cui, un buco, permette a Vladimir, il più grande, di vedere tutto. Si inserisce qui una delle più belle pagine che mi sia capitato di leggere, con il “guardone” che si fa fare dalla sorella Alice una fellatio, così come entrambi hanno appena visto. Il bello è che nella narrazione di Simenon non c’è nulla di sconcio, né di morboso, e appare come un fatto del tutto naturale, data l’età dei protagonisti e l’ambiente povero e degradato in cui vivono. Ma torniamo a Louis, un bimbo che si sazia ogni momento di quanto può dare la vita, come una goccia d’acqua che scorre in un giorno di pioggia sul vetro della finestra, oppure osservando il negoziante di scarpe della bottega di fronte. Mai scontento, anzi beato, lui si accontenta del poco che ha a disposizione e, soprattutto, come lo sarà sempre, è in pace con se stesso. Piccolo di statura, certamente non robusto, a scuola si lascerà picchiare dagli altri, sempre con quel suo sorriso enigmatico e senza mai denunciare gli aggressori all’insegnante, ed per questo che è soprannominato l’angioletto. Vuole molto bene ai suoi familiari, ma ciò non toglie che le disgrazie non lascino in lui alcun segno, come quando muore la sorellina più piccola, oppure quando cade in combattimento, nel corso della prima guerra mondiale, un fratello. Louis è un artista, un amante della pittura, vista più che come fonte di guadagno (al denaro non da importanza) come realizzazione del mondo interiore in cui vive. Passeranno gli anni, diventerà uno dei più grandi pittori del secolo, ma lui non cambierà. Non ci saranno lutti o guerre che possano scalfire quella corazza che si è costruito e che racchiude ogni suo stupore. E a chi, ormai vecchio, gli porrà la domanda: “ Maestro, posso chiederle qual è l’immagine che ha di se stesso?”, risponderà, senza che sia necessario che rifletta a lungo. “Quella di un ragazzino.”.
Ecco, in questa risposta sta tutto lo spirito di quest’uomo, a metà fra un santo e un genio; la vita è talmente bella e può dare tanto, basta saperlo cogliere. E Louis, da quando ha aperto gli occhi nella culla, ha raccolto a piene mani, cose anche che possono sembrarci di poco conto, ma che nella sua mente sono diventate un’inesauribile fonte di conoscenza, una serie di scoperte accolte con stupore e piacere, che hanno fatto di lui un essere del tutto sereno, quella serenità che mi ha pervaso, pagina dopo pagina, e che arrivato all’ultima mi ha fatto quasi gridare:”Questo romanzo è un grande capolavoro!!. Perché lo é, però? Perché ci serve su un piatto d’argento, ma che dico, di platino, il ritratto di un essere che non può esistere, ma che tutti ci illudiamo prima o poi di incontrare.
Da leggere, senza il minimo dubbio..

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Commenti

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Ciao Renzo,
grazie per averlo riportato all'attenzione di noi lettori.
In risposta ad un precedente commento
C.U.B.
03 Giugno, 2015
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Bellissimo, io lo trovai terapeutico.
Io non l'ho mai letto, ma immagino che Simenon non deluda!
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