Dettagli Recensione
Il mare
Un romanzo bellissimo, quasi epico, grandioso nelle descrizioni dei luoghi e soprattutto del mare. Incredibile la conoscenza della scrittrice che deve essersi documentata minuziosamente su navi, barche, interni per navi e barche, nodi, venti e sulla geografia dei luoghi. La cosa che colpisce di più e che arriva al cuore è il rapporto dell'uomo con l'ambiente. I luoghi sono aspri, duri, impervi, le strade sono quasi impraticabili. E il mare. Il mare è ovunque. Bellissime le tempeste, gli iceberg, l'oceano ghiacciato, il mare che all'improvviso spezza navi e petroliere come fiammiferi. Il vento che prende con sè una casa, casa che è ancorata alla roccia con dei ganci e costruita su una base di legno in modo da essere spostata e riposizionata da un'altra parte.Incredibile. Ho appena letto un libro di un islandese e mi aspettavo che la gente delle sue storie girasse impellicciata e imbacuccata e invece sandali, ciabatte e canotta e tutti a sudare come stessero in Sardegna in agosto. Invece questo romanzo è pieno di ghiaccio e iceberg. La storia principale parla di una specie di Oscar Wao, Quoyle, imbranato e sfortunato con le donne, che dopo un terribile matrimonio si ritrova con due bambine a carico e una zia eccentrica che lo spinge a trasferirsi nella casa natia, un rudere in un posto impraticabile, a Capsize Cove. I rapporti umani sono molto teneri, e l'autrice ricorda A. Tyler. Però mentre la Tyler è interessata all'animo umano, la Proulx è interessata soprattutto ai luoghi. Ogni personaggio ha le sue storie da raccontare legate al rapporto uomo-ambiente. C'è quasi una mitologia del luogo. Ad es. la storia dei due amici che si avvicinano a un relitto a all'improvviso uno dei due viene afferrato da un tentacolo gigante che l'altro riesce a tagliare. C'è la dimensione dell'uomo che si misura con gli elementi. Tempeste di neve, tempeste in mare. Per questo nonostante la dolcezza dei personaggi, Annie ricorda abbastanza Melville. Sul finale, nelle ultime cento pagine, il romanzo bellissimo perde un po', perchè Annie si allontana dalla storia principale che si sfilaccia in tante sotto storie. Annie si lascia guidare dal suo gusto delle storielle, delle leggende, degli avvenimenti che ogni personaggio minore ha da raccontare. Anche il finale quasi magico chiude degnamente la storia. Le due bambine di Quoyle sono descritte in modo eccezionale. Bello anche il fatto che ogni capitolo inizi con la descrizione e il disegno di un nodo. Meritato il Pulitzer.
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