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Le intermittenze della morte
 
Le intermittenze della morte 2015-05-24 08:46:06 ferrucciodemagistris
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ferrucciodemagistris Opinione inserita da ferrucciodemagistris    24 Mag, 2015
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Angosciante attesa per la lettera viola

Tra le innumerevoli domande che si pone l’essere umano sin dai tempi remoti, emerge in maniera mastodontica il perché del senso della vita; una miriade di filosofi, religiosi e, attualmente, opinionisti, nell’accezione più vasta, si sono avvicendati nell’esprimere il proprio pensiero in proposito inducendo, e spesso convincendo, la popolazione sulle risultanze delle proprie personali convinzioni frutto di mero ragionamento su tale massimo sistema altrimenti difficilmente comprensibile.

José Saramago ci mette di fronte a una utopistica possibilità di vita eterna; in un Paese, non meglio identificato, al rintocco della mezzanotte di un qualsiasi giorno non si muore più; gli esseri umani rimangono nel loro stato senza aver alcun miglioramento o peggioramento della propria condizione di vita, per cui gli invalidi rimangono tali, i moribondi sono sospesi in una situazione di sopravvivenza, gli incidenti di qualsivoglia natura non provocano nessuna vittima. Sembrerebbe, di primo acchito, il sogno che tutti, indistintamente, hanno sempre bramato e che si avvera; l’euforia è dilagante, la felicità è ai massi mi livelli , tutto appare roseo con un futuro in cui non ci saranno più lutti che è ammantato da un inimmaginabile splendore…ma non si è tenuto conto degli effetti collaterali: nel tempo le strutture assistenziali non riescono a sopportare e a gestire il continuo arrivo di persone non più autosufficienti che non moriranno più, il sistema pensionistico arriva ben presto al collasso, la popolazione aumenta in maniera spropositata e non si è in grado di trovare adeguata sistemazione per tutti, la chiesa perde il suo carisma in quanto sprofonda il suo principale pilastro della sua dottrina basato sulla resurrezione; anche le agenzie di pompe funebri sono destinate al fallimento. Insomma un vero e proprio caos! Il governo pro-tempore cerca rimedi per arginare l’enorme marasma fino a quando, “per fortuna”, la morte riprende il suo lavoro consueto.

Un romanzo che, al di là del suo stile, invita il lettore a riflettere sulla necessaria dualità vita-morte che è sempre stata presente sul nostro pianeta sin dall’apparizione/creazione dell’essere vivente; osservando attentamente la natura e l’immanente è facile rendersi conto che tutto è in continua trasformazione ancorchè in modo impercettibile; il ciclo nascita-vita-morte è precipuo per l’equilibrio del mondo. Nel sistema a noi conosciuto sarebbe assurdo non morire in quanto provocherebbe un complesso di circostanze che porterebbe alla follia più sfrenata e a un capovolgimento del futuro di non prevedibile catastrofe. E’ vero che tendiamo a non accettare la morte; speriamo che il nostro turno arrivi il più tardi possibile, a meno di eccezionali casi di sofferenza estrema, e per nostra fortuna non conosciamo il nostro destino pur nella consapevolezza della fine del nostro essere.

Quindi la morte è una normalità che è parte della vita; è questo il messaggio che José Saramago vuol indirizzare ai suoi lettori; le nostre elucubrazioni su cosa potrebbe succedere dopo rimangono genuine ipotesi per placare l’angoscia del vivere in attesa di una prossima fine la cui data è, per il singolo, sconosciuta.

Un eccellente scrittore che riesce a scrutare le profondità del nostro animo. Sicuramente da leggere.

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Commenti

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Bel commento, Ferruccio. Certo, la morte è necessaria. Sarebbe importante arrivare ad accoglierla francescanamente. Ovviamente attraverso tortuosi percorsi individuali per giungere ad una santa semplicità. Quanti ci riescono?
La nostra attuale cultura ha rimosso la morte, vivendo però nel terrore. Saramago ha probabilmente elaborato una situazione provocatoria.
Grazie Silvia, molto gentile da parte tua. Ciao.
Ferruccio
Grazie Emilio; concordo sul fatto che si rimuove la morte per il terrore che incute. Razionalizzando, ma non è affatto facile e immediato, basterebbe riflettere sul segmento vitale che, come tutti i segmenti geometrici, ha un inizio e una fine, cercando, quindi, di vivere il quotidiano in maniera semplice e senza sfrenatezze nel costante rispetto e amore verso il prossimo anche se costa dura fatica in relazione al contesto in cui si svolge la nostra esistenza.. La conclusione è immancabilmente eguale per tutti. Ciao.
Ferruccio
In risposta ad un precedente commento
Pia Sgarbossa
24 Mag, 2015
Ultimo aggiornamento:
24 Mag, 2015
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Bellissima questa segnalazione e splendido il tuo commento.
Io penso che un uomo non sia uomo vero, se non riesce a porsi domande sul fine e sul senso della vita...
Si ascoltano ora l'uno , ora l'altro; poi ognuno di noi arriva ad una concezione che a volte ama condividere, in altri casi no.
Per quanto riguarda l'interruzione della morte, immagino sia fonte di felicità per chi sta vivendo bene e appieno la vita.
Per chi invece soffre, sappiamo bene che la morte in certi casi è una sorta di liberazione..ma in ogni caso è il raggiungimento di un traguardo...l'unico equo per tutti.
Angosciante per me l'interruzione di possibili cambiamenti e migliorie...soffocante.
Ti ringrazio Ferruccio, perchè mi sai sempre indurre a riflettere su temi per i quali, è giusto farlo .
Un caro saluto,
Pia
Ti ringrazio Pia per il tuo commento; è sempre difficile argomentare su tale dualità vita-morte; ancor più la teorica possibilità della vita eterna...se dovesse avverarsi dovrebbero cambiare totalmente le nostre abitudini e usanze sociali, ma è un discorso di cui non si può discettare, se non in maniera fortemente riduttiva, in tale spazio. Ciao.
Ferruccio
Bel commento Ferruccio per un autore che ha già stuzzicato la mia curiosità più volte, penso che non perderò neanche questo anche se per il momento ho in lista Caino.
Grazie Laura! sì, Saramago induce a profonda riflessione. Ciao.
Ferruccio
Hai scritto una recensione veramente interessante che spiega benissimo il modo in cui il laico Saramago affronta il tema della morte. Se non lo hai ancora letto ti consiglio , sempre di Saramago, , " cecità ". E' un romanzo non facile per la trama , ma secondo me straordinario , forse il suo capolavoro.
Grazie Marco; seguirò il tuo consiglio e leggerò "Cecità". Ciao.
Ferruccio
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