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Memoriale dell'inganno
 
Memoriale dell'inganno 2015-05-22 20:57:04 Mario Inisi
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Mario Inisi Opinione inserita da Mario Inisi    22 Mag, 2015
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L'economia mondiale secondo lo schema Ponzi

Il libro ha un incipit narrativo bellissimo, 100 pagine strepitose in cui J. Volpi presenta Jorge Volpi, il protagonista della vicenda: intelligente, cinico, spregiudicato, bastardo, amorale. Un personaggio straordinariamente affascinante. Il libro è scritto in prima persona e vedendo le note biografiche di Mondatori riportate sulla copertina del libro, per un attimo mi è venuto il dubbio che esistessero due diversi Volpi, lo scrittore e questo genio della finanza-scrittore per sbaglio, anzi per crack. (Invece no, si è scritto pure la falsa biografia). Ma se J. Volpi (l’unico che c’è) sarebbe in grado di scrivere un sicuro capolavoro di narrativa, si capisce ben presto che non è certo la narrativa il suo principale interesse ma la conoscenza dei fatti. Dopo le prime 100 pagine viene fuori la vera natura del romanzo: un testo divulgativo e impegnato, nonostante il protagonista della vicenda, J. Volpi appunto, non si presenti come un campione della morale. La storia si dipana seguendo due strade: le imprese del genio della finanza J. Volpi, consulente della J.P. Morgan e della Long Term Capital Management e quelle di suo padre Noah, accusato di comunismo, e morto probabilmente suicida prima della nascita di Jorge. Jorge vuole cercare la verità sul padre, sapere se era o non era una spia russa. Accuse vere o accuse false, dunque? In realtà la narrazione segue due piste apparentemente divergenti di cui si intravede presto il denominatore comune: l’economia mondiale. Noha Volpi, infatti, è stato il braccio destro di Harry Dexter White, anche lui accusato di rapporti con Mosca. E White è colui che ha discusso nel 1935 con il britannico Keynes, il più grande economista del pianeta, il piano per il dopoguerra. La discussione tra i due è presentata come un incontro di pugilato. La vittoria di White su Keynes è scontata nonostante il profilo molare e la genialità dell’avversario siano decisamente superiori. White pone dunque le basi per il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale. Si scoprirà che tali basi sono state poste da una spie sovietica.
L’esausto Keynes dirà dopo il match con White: “Sono andato a Savannah per incontrare l’economia mondiale e ho incontrato un tiranno”. Il tiranno non è White ma gli USA. La sconfitta del giusto Keynes costituisce il peccato originale dell’economia mondiale, in realtà ormai dittatura USA . Il male però non si ferma lì. Quello era solo il primo round.
Volpi, spiega nel suo modo cinico e con grande chiarezza lo strapotere della finanza sull'economia Usa e quindi sull'economia mondiale: come la finanza sia diventata un grande tavolo da gioco (d’azzardo) dove è possibile accumulare senza alzare un dito straordinarie quantità di capitali. Del resto questo è possibile solo in un regime capitalista che crede nella libertà degli investimenti. Libertà per modo di dire. Il mondo della finanza non è mai stato adeguatamente regolamentato. I geni della finanza hanno introdotto alcuni tipi d’investimento estremamente pericolosi come i derivati. Lo swap in particolare è un sistema di scambio per cui i gestori di due diverse attività commerciali possono scambiarsi i profitti (ma non la gestione) della rispettiva attività per un anno se ritengono (prevedono) che l’altrui attività sia più proficua della propria. L’estensione della possibilità di fare derivati con swap sul debito ha permesso alle banche di fare prestiti azzerando (almeno in teoria) i rischi. Questo ha portato a invadere il mercato con i mutui subprime creando la bolla immobiliare. Il fatto di poter ridistribuire con titoli così pensati i buchi di bilancio ha fatto sì che il bilancio di un istituto di credito potesse venire cammuffato permettendo agli istituti di investire più soldi aggirando l'obbligo di tenere una parte (da calcolare in base al debito) del loro denaro in cassa. Il fatto che le banche non abbiano di fatto limiti alla possibilità d’investimento e il fatto che i derivati (e non solo) abbiano avvelenato il mercato ha fatto e fa sì che gli istituti siano sempre più intoccabili, in quanto un loro crollo costituirebbe una minaccia all’economia mondiale e avrebbe conseguenze difficilmente prevedibili. Del resto di fatto in America abbiamo avuto degli esempi: il fatto che la Federal Reserve sia dovuta intervenire a tutela di alcuni istituti di credito, è di per sé vergognoso. Ma anche il non intervento (come nel caso del fallimento della Lehman Brothers) è stato altrettanto pericoloso. Ormai l’economia mondiale e la finanza sono strettamente avvinghiate e non si può separare l’una dall'altra. Facile dire che non si sarebbe dovuti arrivare a questo punto. Ma arrivati a questo punto perché non si fa niente nemmeno ora? Siamo in una democrazia o in una plutocrazia (come dice Volpi- il protagonista della storia all'inizio del romanzo) dove chi ha i soldi prende di fatto ogni decisione che conti?
“Nessuno voleva sapere. E così con una delle decisioni più spaventose mai prese da una camarilla di politici, il segretario al Tesoro, il presidente della Federal Reserve e il presidente della Federal Reserve di New York- con l’assenso di Bush figlio- si strinsero nelle spalle e permisero che il mastodonte (cioè la Lehman Brothers) precipitasse rumorosamente verso il nulla. A loro sembrò un atto di giustizia. Di giustizia poetica, suppongo, perché la manovra risultò infinitamente più dannosa e durevole di quanto sospettassero quei cretini. Le ossa della Lehman erano corrose dai nostri pericolosi derivati finanziari e le metastasi intaccarono tutti i sopravvissuti: Aig,Merril Lynch, J.P: Morgan, Chase, Godman Sachs, Citibank e la loro infinita pleiade di sorelle. Inclusa la JV Capital Management, ovviamente. Un contagio senza precedenti, o meglio, il più grande trasferimento di capitale dalla classe media ai milionari mai orchestrato. Perché al di là dei fallimenti e delle bancarotte,dell’ostentato suicidio di qualche dirigente e della depressione di qualche funzionario del Tesoro, i magnati quasi non ne soffrirono. Dirò di più: lucrarono sulla crisi quanto prima avevano lucrato sulla bolla, e tranne qualche capro espiatorio (come me), conservarono i loro benefit astronomici, i paracadute d’oro, le ville negli Hamptons e in Riviera, i baccanali holliwoodiani e le auto sportive. Salvati in extremis con i nostri soldi- per gentile concessione di Obama il Socialista- oggi sopravvivono comodamente.”
Di fronte all'amoralità generale, alla mancanza assoluta di scrupoli generalizzata, Noha Volpi, la spia, può quasi vantarsi della sua attività spionistica perché almeno lui, un ideale, per quanto bacato ce l’aveva.
Il processo contro di lui, così come quello contro suo figlio Jorge, capri espiatori con meno colpe di altri (anche se questo non li giustifica) fa chiudere il romanzo con la frase: “La commedia è finita.”
Il romanzo solleva molti interrogativi morali nonché di necessità di porre un argine allo strapotere della finanza che muove capitali per un valore 10 volte il PIL mondiale, nonché di regolamentare il tipo di prodotti immessi sul mercato. Purtroppo sono troppo ignorante per una lettura critica del contenuto del libro di Volpi dal punto di vista economico. Del resto secondo Volpi l’economia mondiale segue lo schema Ponzi, da Carlo Ponzi, noto truffatore nostrano che nel suo piccolo ha causato la bancarotta di vari privati e istituti. Come dire, prima o poi il gigante dai piedi d’argilla dell’economia mondiale farà una brutta fine.
Alla luce di questa lettura mi sento di consigliare ai lettori di investire i loro pochi soldi in un campo di patate: niente è altrettanto sicuro.

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Consigliato a chi ha letto...
Lezione dalla finanza di Andrea De Marco che dà l'ABC in 100 semplici e avvincenti pagine (consiglio di leggere prima la lezione poi il memoriale).
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Commenti

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Ciao, Mario. Una recensione davvero molto interessante e dettagliata.
Non conoscevo l'esistenza di questo libro né del suo autore. Il tuo commento e la tua valutazione mi fanno capire il valore di quest'opera.
Nemmeno io conoscevo l'autore, infatti leggendo la sua falsa biografia e vedendo che anche l'io narrante era Jorge Volpi, per un giorno intero ho pensato che fosse un racconto autobiografico. Comunque è tutto vero a parte il Jorge Volpi.
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