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Un’altra recherche du temps perdu
Ne “L’erba delle notti”, Patrick Modiano ricorre a una narrazione cifrata per esprimere l’enigma del tempo: un’entità che sembra scorrere a ritroso e affiora in modo carsico, tra i particolari di una storia incomprensibile quando è stata vissuta in gioventù da Jean, scrittore ai tempi innamorato della bella Danny: un personaggio misterioso, dalle mille identità (“Perché aveva bisogno di documenti falsi?”), che riceve missive segrete tramite il fermoposta ed è snodo di personaggi equivoci che sembrano custodire un segreto inconfessabile.
Con queste premesse Jean affronta la sua “recherche du temps perdu”, ricorrendo alle annotazioni di un diario (“Ho tentato di ritrovare l’albergo. Sul taccuino nero non avevo segnato né il nome né l’indirizzo, così come si evita di annotare i dettagli troppo intimi della propria vita, per paura che una volta fissati sulla carta non ci appartengano più”), ripercorrendo i luoghi, cercando di attingere alla memoria e di collegare tra di loro particolari e indizi (“Sì, era come se avessi voluto lasciare, nero su bianco, indizi che in un futuro lontano mi avrebbero permesso di chiarire ciò che avevo vissuto sul momento senza capirlo del tutto”). In un clima ove i personaggi potrebbero essere tanto agenti segreti (“Sembrava che tenessero un consiglio di guerra”) quanto assassini (“Cosa diresti se io avessi ucciso qualcuno?”), tra apparizioni fantasmatiche (“Jacques! … e lui si è girato”) ed echi culturali (“Aveva composto una poesia intitolata Dannie”), tra i messaggi in codice di una realtà che agisce come un bancomat, perché ha bisogno del codice segreto…
In questa nuvola di dettagli, nomenclature e toponomastiche, tra retate e liste, il lettore s’identifica nello spaesamento esistenziale di Jean (“La stanchezza? Oppure quella strana sensazione di déjà vu che ti pervade, sempre per mancanza di sonno?”) e lo affianca in un’indagine volta a ricomporre le tessere di un mosaico astratto. Quando poi un fascicolo d’archivio (“Questo fascicolo per lei sarà un po’ come una bomba a scoppio ritardato…”) viene fornito da Langlais, poliziotto in pensione, al suo scrittore preferito, ci si accorge che la verità mantiene la sua caratteristica inafferrabilità.
Lo stile di Modiano è fascinoso, risuona di angosce spazio-temporali (“Avevo la mania di conoscere tutto ciò che era esistito, nel corso del tempo e per strati successivi, in una data zona di Parigi”), conduce per mano a verificare il paradosso del tempo con la t maiuscola: “Prima o poi troverò la via. Ma, ogni giorno, il tempo stringe e, ogni giorno, mi dico che sarà per un’altra volta”…
Bruno Elpis
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Commenti
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@ Emilio: vero? Mi pare tu abbia espresso qualche indicazione... :-)
Ciao, grazie! :-)
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la tua recensione Bruno è illuminante sullo stile di scrittura.