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Di là dal fiume e tra gli alberi
 
Di là dal fiume e tra gli alberi 2015-05-05 05:37:20 Emilio Berra TO
Voto medio 
 
3.3
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
3.0
Piacevolezza 
 
3.0
Emilio Berra  TO Opinione inserita da Emilio Berra TO    05 Mag, 2015
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A Venezia con languore

Questo libro, scritto da Hemingway a distanza di di dieci anni da "Per chi suona la campana" e venti da "Addio alle armi", è ambientato in una Venezia invernale e rappresenta, ma non solo, la storia d'amore fra un colonnello cinquantenne di precaria salute e una diciannovenne ricchissima e molto aristocratica, "splendente di giovinezza e di slanciata bellezza"; per il nostro protagonista, "bella come un buon cavallo o un proiettile lanciato".

Un dato interessante è che il colonnello ha la stessa età dell'autore al momento della stesura dell'opera. Conoscendo alcuni tratti del carattere dello scrittore, possiamo ben ipotizzare che sia forte l'elemento autobiografico, non tanto per la vicenda amorosa in sé, quanto per la condizione esistenziale dell'autore, che condusse una vita volta all'eccesso, tanto da essere invecchiato piuttosto precocemente. La storia amorosa qui rappresentata può tranquillamente essere definita un amore senile di un vecchio di cinquant'anni, gran bevitore a qualunque ora del giorno o della notte.
Penso che l'aspetto autobiografico possa essere colto, oltre che nella condizione esistenziale, forse anche nell'ambiguità del rapporto con se stesso: " 'Vecchio bastardo' disse allo specchio (...). Lo specchio era la verità e l'attualità". "Hai la metà di cento anni, bastardo che non sei altro".

I riferimenti alla Grande Guerra e ai luoghi di combattimento sono numerosissimi, spesso presenti nel ricordo: il Basso Piave, il Grappa, il Pasubio, dove la vita militare era durissima: "Nel plotone c'era l'abitudine di dividersi i gonococchi di chiunque portati (...) in una scatola di fiammiferi (...) in modo da potersene andare".

Poi c'è la costante presenza di Venezia, dei suoi alberghi e ristoranti di lusso, coi caffé dove trovare riparo dalle sferzate di vento o dall'alta marea.
In questa città fascinosa, diventata emblema del languore della decadenza, non stona affatto la ricerca della casa, affacciata sul Canal Grande, abitata da G. D'Annunzio, dove convalescente scrisse il "Notturno", amorevolmente accudito dalla figlia Renata: lo stesso nome dato da Hemingway alla sua giovane protagonista, che il colonnello chiama "Figlia".

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Commenti

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Interessante commento, tiepido il giudizio, gli riconosci però una crescita stilistica rispetto alle altre opere da te citate o sbaglio?
Grazie, Laura. Devo dire che questo scrittore non è assolutamente fra i miei preferiti : lo trovo un po' , diciamo, 'sopra le righe' . Il testo commentato non è migliore di quelli citati, però è più patetico: sembra che l'autore, anche per motivi anagrafici, faccia maggiormente i conti con se stesso.
Bella analisi e interessanti gli elementi autobiografici...
Certo mi duole sentire parlare di vecchiaia a cinquant'anni...ma capisco che vivere in modo sregolato possa condurre a ciò...
Ciao e grazie Emilio.
Pia
Ti ringrazio, Pia. In effetti la dimensione esistenziale del personaggio è proprio senile.
Anche io non sono una estimatrice dell'autore, pero' molto piacevole il commento.
Grazie, CUB.
Non ho letto questo libro, Emilio, quindi non potrei esprimere un giudizio. Il tuo commento è molto ben articolato.
Devo dirti, onestamente, che ho adorato Hemingway. Di lui mi è sempre piaciuto lo stile giornalistico e la famosa "tecnica dell'iceberg" che lascia molta autonomia al lettore.
Grazie, AnnaMaria.
Se sei un'affezionata lettrice di Hemingway, questo libro è di un certo interesse perchè può rappresentare lo scrittore cinquantenne in tutta la sua disillusione: una delle sue ultime tappe letterarie.
Hemingway: prima o poi devo cominciare ad affrontarlo!
Non è fra i miei autori preferiti, però...
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