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Addio alle armi
 
Addio alle armi 2015-05-04 08:47:00 Renzo Montagnoli
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Renzo Montagnoli Opinione inserita da Renzo Montagnoli    04 Mag, 2015
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Più amore che guerra

Quest’anno, come noto, ricorre il primo centenario della Grande Guerra, che per l’appunto per noi avvenne con l’inizio delle ostilità fissato per il 24 maggio1915. Non è un caso quindi se in questo periodo leggo molti libri sulla prima Guerra Mondiale e fra questi non poteva mancare – ma trattasi di opera da me letta anni fa – Addio alle armi, di Ernest Hemingway, scrittore americano assai noto che pur tuttavia non stimo molto per quel suo stile troppo distaccato e certe tematiche che non mi sono appetibili. Di questo romanzo, pubblicato nel 1929, si è da più parti detto che è un’opera fra le migliori di quelle che trattano di questo grande evento bellico; personalmente non sono d’accordo, perché se è vero che l’epoca è quella prima, durante e dopo la ritirata di Caporetto, il conflitto rimane sullo sfondo e dubito perfino che in buona parte sia frutto di un’esperienza personale (Hemingway prese parte alla guerra come conducente di ambulanze) perché proprio in quello scorcio di anno 1917 lo scrittore americano, con ogni probabilità, non era ancora in Italia, così che abbraccio l’ipotesi di Fernanda Pivano secondo la quale di esperienza personale certamente si tratta, ma di quella maturata nel corso del 1922 durante la disastrosa ritirata greca dalla Tracia, in cui lui era presente. Del resto, non era forse nemmeno nelle intenzioni dell’autore di parlare di una fase della Grande Guerra, bensì di scrivere un romanzo d’amore ambientato durante la stessa, un po’ come nel caso di Via col vento. E in questo trovo conferma ancora una volta in Fernanda Pivano, la sua prima traduttrice, che fa giustamente presente che il titolo inglese (a Farewell to Arms) è sibillino e può dare luogo a un’altra traduzione, proprio per il doppio significato presente in Arms, che vuol dire armi, oppure braccia, intendendo in tal caso quelle della donna amata. Fra l’altro non c’è un lieto fine e quindi prende ulteriore forza quell’ipotesi di traduzione in Addio alle braccia. E anche per come la storia è imperniata e sviluppata potrei dire che per un romanzo sulla guerra è quasi fuori tema, tema che invece è ben centrato come vicenda d’amore, dagli esiti finali non certo positivi, come abitudine del narratore americano. Al riguardo ricordo un altro suo famoso romanzo (Per chi suona la campana) in cui chi muore non è però la donna, ma il suo amante.
Ciò premesso, appurato che la guerra è solo uno sfondo, resta la storia di questo amore travagliato, sulla cui confezione non ho nulla da eccepire, fermo restando che lo stile un po’ troppo distaccato non è riuscito ad appassionarmi.
Di conseguenza concludo dicendo che Addio alle armi è un buon romanzo, ma niente di più, anche se comunque è meritevole di essere letto.

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Commenti

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Salve Renzo. Sono pienamene d'accordo con la valutazione che dai su questo libro. Ho appena terminato la lettura di "Di là dal fiume e tra gli alberi" , che l'autore scrisse un ventennio dopo il testo recensito. Ebbene, la sensazione di una scrittura 'sopra le righe' ancora permane. Penso si tratti di uno scrittore che non abbia sublimato sufficientemente, non abbia preso le giuste distanze dalle proprie problematiche esistenziali personali. Il risultato, secondo me, è di un autore di buon livello letterario, ma che neppure sfiora l'eccellenza.
Interessante punto di vista che ci vede d'accordo sulla valutazione, benché io sia stata un po' più generosa di te. Ciao
Concordo.
Non intendo regalare niente a uno scrittore, che oltre al successo, ha avuto il Nobel. Con ciò non intendo dire che sia un brocco, ma che da uno che ha avuto simili riconoscimenti sarebbe lecito pretendere di più.
Io di questo autore ho letto "Il vecchio e il mare" e mi aveva preso...con una descrizione molto approfondita della tematica affrontata.
Ma di più non so e quindi mi affido al tuo giudizio.
Tra l'altro non sono appassionata di libri storici, per cui non avrò modo di confrontarmi...
Ciao Renzo.
Pia
Pia, non è un romanzo storico, e comunque Il vecchio e il mare, almeno a mio giudizio, é la sua opera migliore.
Dapprima mi ha stupito un giudizio piuttosto severo, poi ho considerato che è accettabile per una valutazione odierna. Avendo qualche anno in più a Hemingway, come a Steinbeck o Faulkner, associo una sensazione liberatoria di letteratura nuova, dirompente nelle letture giovanili. Poi gli anni passano e queste emozioni decantano.
Interessante la considerazione sull'ambiguità del titolo!
Gian Piero
A parte i temi prevalenti (caccia, corrida, morte) che non mi sono particolarmente graditi, é lo stile fi Hemingway che non mi piace, un po' troppo sopra le righe. Una partecipazione eccessiva non va bene, così come non va bene che non ci sia partecipazione. Steinbeck mi è molto più gradito, eppure come epoca siamo lì.
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