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Le intermittenze della morte
 
Le intermittenze della morte 2009-02-16 00:29:37 Mara
Voto medio 
 
4.0
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
4.0
Mara Opinione inserita da Mara    16 Febbraio, 2009
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Una straordinaria avventura

"Il giorno seguente non morì nessuno". Con queste parole inizia e finisce il romanzo di Josè Saramago. A dispetto del titolo, la storia è tutt'altro che cupa, pur non mancando in essa elementi di drammaticità, comunque sempre smussati da un linguaggio vivace e ironico.
In un Paese non indentificato, nessuno muore più perché, semplicemente, la Morte ha smesso di fare il suo lavoro. Invece, appena fuori dal confine, il ciclo procede normalmente.
Superato il momento d'euforia, si manifestano i primi problemi: nelle agenzie di pompe funebri e nelle compagnie d'assicurazione restano senza lavoro migliaia di lavoratori e di imprenditori; alle case di riposo si continuerà a badare ad anziani sempre più vecchi ed in quantità sempre maggiori, nelle case e negli ospedali ci saranno persone in condizioni terribili, incapaci di guarire ma ora anche di morire. Perfino le comunità religiose, fra cui la Chiesa, sono seriamente preoccupate per l'assenza della morte: infatti, senza lei non ci può essere resurrezione e senza resurrezione è difficile mantenere vivo il messaggio di salvezza eterna dell'anima.
Quando la morte si rifà viva, dopo i suoi sette mesi di latitanza, torna a colpire le sue vittime facendosi precedere di qualche giorno da una lettera di colore viola che annuncia l’evento. Sennonché anche la morte, detentrice assoluta del potere (“io sono la morte, il resto è nulla”), può incappare in un imprevisto, che qui prende le sembianze di un violoncellista: un incidente dai risvolti imponderabili.
La morte si fa vulnerabile e donna e, con la complicità di un semplice brano musicale, compie un’azione che credeva impossibile portandoci a un finale travolgente.
"Le intermittenze della morte" è una straordinaria avventura che, attraverso la celebrazione dell'importanza della morte, si rivela essere un inno alla vita, con tutti i suoi dolori e le sue contraddizioni. La critica feroce alle istituzioni politiche, sociali, religiose, è smussata dallo stile incalzante e ironico che non cade mai nella retorica, né nell'iperbole del grottesco.
Ho apprezzato poco i periodi eccessivamente lunghi e l'uso personalissimo della punteggiatura.
Buona lettura:)

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