Dettagli Recensione

 
Yellow Birds
 
Yellow Birds 2015-04-14 16:29:41 Mario Inisi
Voto medio 
 
4.5
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
4.0
Mario Inisi Opinione inserita da Mario Inisi    14 Aprile, 2015
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L'orrore

"La guerra provò a ucciderci in primavera. Quando l'erba tingeva di verde e pianure del Ninawa e il clima si faceva più caldo, pattugliavamo le colline basse dietro città e cittadine."
La guerra in Iraq: la follia della guerra. Il romanzo inizia con una narrazione più fredda e poi accelera entrando in una spirale di orrore. Nella guerra è necessario uccidere. L'orrore è quel surplus di violenza ingiustificata e ingiustificabile che toglie qualcosa a entrambe le parti. E' quella violenza inaccettabile che spegne la voglia di vivere lasciando posto solo al senso di colpa e alla morte. La guerra è come la mela del giardino dell'Eden mangiata la quale uno non può tornare quello di prima, ha perso ogni illusione sull'uomo e su se stesso.
Bartle il protagonista della storia ha promesso al suo amico Murph (18 anni) di riportarlo a casa sano e salvo). Non sto a raccontare cosa succede a Murph e preferirei non averlo letto.
La cosa terribile non è il fatto veniale che porta Burtle in galera ma la guerra in sè.
"Dentro al fiume c'era un sogno. Guardavo la riva opposta ed ero nudo in mezzo all'acqua. Vedevo una mandria di cavalli in un campo punteggiato di sanguinelle e salici. Avevano tutti il mantello dello stesso colore, erano tutti roani, tranne un vecchio palomino che mi guardava mentre gli altri brucavano al chiaro di luna. aveva gli zoccoli insanguinati, e sui fianchi segni di frusta e marchi da fuoco. Chinando delicatamente la testa entrò nell'acqua poco profonda. Mentre avanzava verso di me, il sangue scorreva via con la corrente e il cavallo si lasciava dietro una piccola scia rossa."
Il romanzo parte con una narrazione abbastanza secca che a un certo punto diventa un bellissimo flusso di coscienza e di pensieri molto vicino alla poesia che lascia una scia emotiva incancellabile nel cuore del lettore. Si sente sulla pelle la sincerità del dolore e del malessere dello scrittore, di Bartle, purtroppo.
Malessere senza fondo, buio, ma con uno spiraglio rappresentato dall'acqua che purifica e cancella in qualche modo il dolore.


"E io vidi infine il suo corpo disfarsi all'imboccatura del golfo, dove le ombre delle palme da datteri si allungavano come tende scure sulle sue ossa, ora sparpagliate, trascinandolo nel mare, verso una schiera di onde che si infrangono all'infinito mentre lui vi entra."

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Commenti

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Ciao Mario. Bel commento. Non conosco assolutamente l'autore. Tu come ti orienti sulla letteratura contemporanea straniera?
In risposta ad un precedente commento
Mario Inisi
15 Aprile, 2015
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Su quella americana è facile guardo i premi: là c'è la massima trasparenza e c'è la cultura dello scrivere. Mi piace moltissimo il fatto che spesso scrivono per immagini mentre noi europei seguiamo di più la musicalità della frase. Loro pensano più per immagini. A parte gli americani seguo i consigli di altri lettori con gusti non troppo diversi dai miei, tipo i tuoi per Miele. O vado sui classici che non si sbaglia mai.
Grazie per la risposta.
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