Dettagli Recensione
Una licenza poetica
Protagonista del romanzo è Mr. Henry, un americano volontario col grado di tenente nei reparti sanitari dell’esercito italiano durante la prima guerra mondiale. Racconta in prima persona e il lettore, conoscendo la biografia dell’autore che realmente fu sul fronte italiano, potrebbe pensare che questo romanzo sia fedele trasposizione dei suoi vissuti bellici.
In realtà questo non è un romanzo autobiografico, non è un memoriale di guerra, non è un libro sulla guerra o sulla pace e nemmeno un romanzo d’amore.
Un uomo, Henry, ama una donna , Catherine, questo sì, ma il romanzo è altro.
La narrazione, realistica e asciutta, vive e si nutre di brevi sequenze narrative, brevi sequenze descrittive e un flusso continuo di dialoghi asciutti quasi monosillabici . La prosa è scarna, sintatticamente povera eppure ritmica, scandita da battute regolari.
L' avvio è lento, gli scenari prevedibili.
Tutto è rappresentato o meglio niente: c’è la guerra, c’è la condizione dei soldati italiani e dei volontari americani, ci sono le donne, l’alcool, le disfatte,i morti, le licenze.
È un libro dove la vita fa capolino con un “baby” o pupo, così come volle la Pivano, il pupo è il giovane volontario. È lo sguardo giovane sull’esistenza, è la voglia di vivere. È Milano quando la nebbia la inghiotte, è la Galleria che richiama la vita, è tutto ciò che si dimentica esista quando altro pare trionfare.
Questo libro è una licenza, una licenza poetica sulla prosa, sulla narrazione e per finire sulla vita.
Faticoso da leggere, vive una svolta catartica con la descrizione, peraltro di fantasia, della disfatta di Caporetto cui segue un ritmo narrativo più veloce e avvincente che prelude alla “pace separata” e la scelta di disertare per evitare la morte.
È infine un romanzo di formazione con un conveniente finale melodrammatico su ben 47 ideati.
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