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La famiglia Karnowski
 
La famiglia Karnowski 2015-04-08 12:39:22 siti
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siti Opinione inserita da siti    08 Aprile, 2015
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Di padre in figlio

La storia narrata è l’evoluzione del ramo maschile della famiglia Karnowski a partire da David, antichassidico e polacco, che in atto di ribellione e rifiuto abbandona il suo villaggio per recarsi a Berlino e lì prosperare con il suo ingegno commerciale. Divenuto padre, ha difficoltà ad educare suo figlio Georg non tanto ai valori religiosi, già da lui ampiamente contestati, quanto alla scalata sociale, al doversi dare una collocazione valida e di spessore prima e dopo la Grande guerra in bilico tra l’essere ebreo in casa e tedesco fuori. La difficoltà educativa aumenta col mutar dei tempi e delle condizioni socio-economiche :il padre si allontana dal figlio proprio in virtù di un matrimonio misto e mentre gli ebrei colonizzano Berlino da Dragonerstrasse a Kuffusterdamm eccellendo nei più svariati campi, da quelli tipicamente commerciali ai ruoli intellettuali e sociali più accreditati, la pura razza ariana conoscerà un dilagante risentimento. Nuove ondate migratorie ebree avanzano minacciose da est e sono avvertite come un pericolo dagli stessi tedeschi ebrei. Un misto di sconfitta militare, dure condizioni di pace, perdita di territori e di ricchezze, crollo del mito imperiale, concreta difficoltà economica a causa della svalutazione del marco e della rapacità degli sciacalli, il tutto condito dal più pericoloso risentimento dei reduci di guerra resi inutili e non riconvertibili, alimenta l’odio ariano . Georg diventa stimato ginecologo e acquisisce la tanto agognata posizione sociale, il Nuovo Ordine ribalta il suo destino e quello della sua famiglia. Diversa è invece la formazione cui è destinato suo figlio, Jegor, il risultato dell’unione mista genera un ragazzo debole e sfiduciato che trova la massima espressione nell’ odio razziale dapprima come vittima poi come carnefice: il suo cammino di formazione sarà a cavallo di due razze, due mondi, due continenti e la sua formazione avverrà per lo più in America.
A dispetto di quanto finora detto, sono in realtà le figure femminili a vivere di maggior forza nell’economia del romanzo. La figura femminile è declinata in una ricca varietà, si incontra il prototipo della moglie devota e mansueta, quello della donna emancipata e aperta alla carriera politica, quello della fine seduttrice ed emancipata in altra veste. In quasi tutti i casi sono figure positive sul piano etico e morale mentre le principali figure maschili riflettono le fratture, i dissidi, i contrasti del rapporto padre-figlio, ebreo- tradizione, ebreo-innovazione.
Complessivamente un buon romanzo con un interessante impianto narrativo deprivato però della carica riflessiva, la scrittura è quasi puramente narrativa, raramente l’autore si abbandona a considerazioni alte e se lo fa è poco più che un accenno, per me questo il più evidente limite. Il pregio maggiore l’ambientazione berlinese e la sua contrapposizione a quella americana.

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La famiglia Moskat
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Commenti

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Laura, condivido la tua valutazione. Anche secondo me non si tratta di un capolavoro (nonostante la valutazione di certa critica); è un libro leggibile ma non profondo. Meglio, ovviamente, il fratello Premio Nobel.
In risposta ad un precedente commento
siti
09 Aprile, 2015
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Ciao Emilio, aspetto a farmi un giudizio in merito alla qualità di scrittura di entrambi a quando avrò letto più opere della loro produzione. Intanto 1 a 0 per il fratello minore! Ciao
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