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La scuola della carne
 
La scuola della carne 2015-03-26 18:21:29 enricocaramuscio
Voto medio 
 
3.5
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
3.0
Piacevolezza 
 
4.0
enricocaramuscio Opinione inserita da enricocaramuscio    26 Marzo, 2015
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La carne scuola di vita

Tre donne alle soglie dei quarant’anni, divorziate, libere, emancipate, conducono una vita agiata e libertina in una Tokyo post-bellica in preda ad una voglia di occidentalizzazione che mette al tappeto secoli di tradizione e cultura. Nobuko si occupa di critica cinematografica e di moda, Suzuko ha un ristorante rinomato, Taeko possiede la migliore boutique della città. Mishima punta i riflettori su quest'ultima e, con un linguaggio quieto, semplice, quasi piatto e un’apprezzabile capacità di restare sobrio ed elegante anche nei momenti più piccanti, ci racconta l’avventura erotica e sentimentale tra l’avvenente protagonista ed il ventunenne Senkichi. I due si conoscono allo Hyacinthe, un locale gay in cui lui lavora come barman e dove lei viene trascinata dalle amiche durante una delle loro serate dissolute. Taeko è fortemente attratta dal fisico del ragazzo, dal suo volto di rara bellezza, dal taglio fiero delle sopracciglia, dai lineamenti virili. Per Senkichi lei è solo una delle tante (e dei tanti) clienti che cercano di portarselo a letto in cambio di qualche regalino. Tutto all'inizio lascia pensare ad un’avventura di poco conto. Ma tra i due nasce un tormentato rapporto fatto di sesso e denaro, di ipocrisia e menzogne, di odio e amore nel quale non si capisce bene chi sia il cacciatore e chi la preda, chi la vittima e chi il carnefice, chi il vincitore e chi il vinto. L’unica cosa che appare lampante è il forte, morboso, ineluttabile richiamo della carne, che trascina fino all’abisso, che sa esaltare ed appagare, che spesso è una vera e propria scuola di vita. “Per la prima volta, Taeko provò pietà nel proprio cuore. Non aveva mai sentito nulla del genere per lui, o meglio, se l’era imposto, per preservare il fascino dell’insolenza del ragazzo. Quel veto, adesso, si era sciolto. Taeko comprese di aver amato soltanto una chimera che lei stessa si era inventata.”

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Commenti

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Una bella sintesi per un autore che non ha genere e che, per questo, interpreta in modo originale i generi (il noir in questo caso), Ciao :-)
Questo a me non era piaciuto, e' sicuramente il peggior Mishima che io abbia mai letto. Credo che appartenga al filone che lui definiva deliberatamente commerciale, scritto piu' che altro per battere cassa, piu' che per senso artistico- letterario.
Poi i gusti son gusti, anche Bruno lo aveva apprezzato. Io lo ho trovato irriconoscibile rispetto al resto della produzione, ci sono espressioni di una banalita' mai viste in precedenza.
ciao Enrico, come mai ti sei diretto su questo titolo?
perdonami la curiosità ma mi sembra una lettura lontana dai tuoi percorsi abituali :-)
@Bruno: se il genere di questo libro è il noir è interpretato in modo veramente originale...io non lo avrei mai annoverato in questa categoria! :-) Grazie Bruno.
@C.U.B.: si, ho letto la tua recensione...a me non è dispiaciuto, forse perché non conosco il resto della produzione dell'autore, se non "Confessioni di una maschera".
@Silvia: era esposto su un banchetto alla Feltrinelli, ho letto la quarta di copertina e mi ha incuriosito...e poi ogni tanto bisogna esplorare nuovi orizzonti letterari, non trovi? ;-)
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