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L'abbandono
Un dolore fortissimo in mezzo al petto, spasmi e tremori sconquassano il corpo. La solidità di un matrimonio stravolta dal tradimento di lui. Passano davanti agli occhi le immagini di felicità, flashback di ciò che è stato e non sarà più. E’ possibile che quei sorrisi rivolti a lei ora siano di un’altra? Cosa ne è stato degli abbracci intensi da marito e da padre di famiglia? Dove è finita quella voce roca nei momenti passionali e squillante nelle parentesi riservate alle figlie? E quell’odore che inebria e dà un senso di pace, l’odore della pelle del proprio uomo, ora chi vi si perde? Come si può spiegare l’abbandono alle proprie creature che nulla c’entrano con l’attrazione fisica del proprio papà nei confronti di un’altra donna, diversa dalla mamma principessa della casa? Le lacrime, maledette lacrime che scorrono come fiumi in piena senza tregua, sbucano nei momenti meno opportuni, non temono la gente, non provano vergogna, solo un bisogno di libertà ed espressione massima. Il lusso di cullarsi nell’autocommiserazione non è previsto per le madri, bisogna inserire il pilota automatico e marciare dritto, quel male interiore che rischia di oscurare tutto bisogna arginarlo, un buco nero che si inghiotte anima e tutto quanto. Chloè, la protagonista, un figura positiva accanto ce l’ha, il suocero. Dall’aspetto burbero ed austero, nasconde in realtà una grande capacità di amare. Di errori nel passato anche lui li ha commessi, rimediare ed imparare è un modo per ripagare il prossimo e sé stessi, sì, anche noi stessi dobbiamo perdonarci per ciò che siamo e facciamo. Il perdono. Si può perdonare? Ma come si fa? Voglio che qualcuno mi dica, scriva, urli e tramandi il perdono, quello autentico, non l’ipocrisia. L’autostima e l’amor proprio, ad un certo punto del calvario, risorgeranno più forti?
Breve, intenso, diretto e essenziale. Poche parole ben spese, frasi lapidarie efficaci, con una potenza espressiva forte. Due storie che si intrecciano, la visione della vittima e la versione del carnefice, si scontrano, prendono le misure, cercano un senso, un punto di incontro dove deporre le armi.
Scenari in secondo piano, descrizioni quasi nulle, dialoghi minimi e improvvisi, nel dolore ci sono poche parole.
Concludendo, una lettura che scatena rabbia e comprensione.
“Dopo quanto tempo si dimentica l’odore di chi vi ha amato? E quando si smette di amare? Datemi una clessidra”.
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Bravissima Sary!
Pia
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Sicuramente è un libro giusto per me e sarà uno dei primi che leggerò: grazie del consiglio.