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Nick Belane, l'investigatore più dritto di L.A.
Il signor Bukowski è stato un poeta e scrittore statunitense di origine tedesca, morto nel 1994 dopo 74 anni di vita. Ha prodotto un bel numero di opere: tra romanzi, racconti e poesie, ha raggiunto la quota 60 libri e tutto questo per contenere la sua vita tempestosa. Problemi con l’alcol, rapporti problematici con le persone e frequenti rapporti sessuali (trattati senza troppi filtri), questo ci dice della sua vita, anche nel romanzo che sto per commentare.
Pulp è stata l’ultimissima opera scritta da Charles prima della sua morte, causata da una leucemia fulminante.
Il titolo completo è “Pulp. Una storia del XX secolo” e trae il titolo dal genere letterario “pulp”, proprio dei Pulp magazine degli anni ’20. Essi erano riviste di prezzo economico e scarsa qualità di fattura [Pulp è la polpa dell’albero dalla quale ottenevano la carta di qualità scadente con la quale erano stampati], contenenti storie violente e copertine sexy o raccapriccianti.
La trama è molto intrecciata: il protagonista è il 55enne Nick Belane, l’ investigatore più “dritto” di L.A., sbalzato tra un caso e l’altro senza sosta e senza senso apparente. Non conduce uno stile di vita invidiabile, giocatore d’azzardo sfortunato, amante dell’alcol, in sovrappeso e solo come un cane. Più o meno come il suo creatore Charles. I personaggi che intervengono a complicare la sua vita, sono tutti particolari e simbolici. Abbiamo la Signora Morte, un’aliena di nome Jeannie e altri loschi figuri che cercano di mettergli i bastoni tra le ruote nella sua ricerca di un misterioso “Passero Rosso”. Pur essendo un investigatore ormai in “decadenza” fisica e psicologica, riesce sempre a tirarsi fuori con successo da situazioni pericolose, usando la forza e l’ingegno di un vero detective e stupendo anche il lettore con qualche uscita brillante e inaspettata. Schietto e diretto, usa un linguaggio piuttosto crudo e ricco di parolacce. Nell’intricata rete dei vari casi che si intrecciano, lui si barcamena tra un bar, motel e locali vari, nel vano tentativo di sfuggire agli impegni presi, confuso e deciso sul da farsi allo stesso tempo. Nel frattempo c’è anche spazio per fraintendimenti, supposizioni errate, pedinamenti malriusciti e risse, segni di una ricerca di risposte fatta allo sbaraglio sulla base di intuizioni random che fluttuano nella mente di Nick, talvolta senza connessione. Un’avventura con una conclusione a sorpresa ma non troppo: avvicinandosi verso la fine del romanzo, tutte le vicende iniziano ad avere un senso ed ogni personaggio assume la sua posizione definitiva anche all’interno della vita di Nick stesso. Altro non posso aggiungere. :)
Intanto, ho adorato questo romanzo. Mi piacciono le conversazioni schiette dei personaggi, senza giri di parole e con il linguaggio vero della realtà. Mi piace la sincerità con la quale è stato scritto e mi piace sapere che quello che ho letto è un pezzo di personalità dello scrittore stesso. Nick Belane è Charles Bukowski che si avvicina alla fine della sua vita e ne è consapevole. Appare un vincitore ed un vinto allo stesso tempo, risucchiato dallo scorrere della vita e delle vicende che lui cerca di evitare senza successo. Però alla fine tutti i nodi vengono al pettine e non si può fare altro che guardare in faccia la realtà, inesorabile, come nella vita reale.
Scorrevole, piacevole, dissacrante, rude e accattivante, questo è, secondo me.
Per concludere, leggetelo e assaporate l’ultimo romanzo di uno scrittore senza peli sulla lingua, l’ultima opera di una lunga serie alla quale presto mi interesserò anche io.
“Era in quel momento che capivi di essere diventato vecchio, quando te ne stavi seduto a chiederti dove era finito tutto.”
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