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Épater le bourgeois
Épater le bourgeois, letteralmente sbalordire il borghese, questo il motto con la quale Chris e Toni passano le loro giornate da sedicenni nei sobborghi di Londra degli anni sessanta. Un manierismo pseudo intellettuale per ridicolizzare i malcapitati, ma con classe. Amanti delle donne e del sesso, dell’arte, alla ricerca di una vita non convenzionale, immersi in letture di livello.
Un romanzo sull'evoluzione della vita. Sedici anni l’età in cui si crede di avere tutta la vita in pugno, da giovani ci si inventa un futuro, si iniziano a percorrere strade che crediamo ci portino chissà dove, e forse è anche giusto che sia così. In alcuni casi si cresce, si fanno esperienze che non ci aspettavamo e le teorie che pensavamo fossero incise nella pietra lentamente si infrangono. I primi veri Amori, quelli che pensiamo siano per sempre, che mascherano altri sentimenti, o la voglia di trasgredire di evadere. Le esperienze sessuali, quelle che ci rendono grandi, quelle da raccontare agli amici, quelle esperienze che avvalorano, almeno temporaneamente i nostri assiomi giovanili. Si pensa che la vita in fondo sia proprio quella, avere diverse esperienze, figuriamoci una famiglia, figuriamoci un lavoro convenzionale.
Nella storia raccontata c’è un bivio alla quale il protagonista svolta, e questa svolta è fonte di rottura, di crescita forse, sicuramente di cambiamento, come se una luce si fosse accesa all'improvviso. In altri casi questa luce forse non si accenderà mai, e si continuerà a vivere di una eterna fanciullezza, fedeli alle regole originali, le stesse che valevano a sedici anni, a questo punto non si può concepire la “monotonia” di una vita di coppia, l’addossarsi obblighi e doveri.
Ma ognuno ha la sua vita, quella che si è scelto, io credo la vita che ci ha scelto, ci si ravvede e si capisce che l’Amore e la Vita non sono teorie, non sono concetti né tanto meno assiomi, sono un trascorrere, sono un esserci più che un essere. Si capisce che ha più valore osservare un figlio che dorme, che cresce, ha più valore l’amore che l’innamoramento, ha più valore la linearità che non la tortuosità di una vita che vogliamo a tutti i costi complicarci.
Un bel romanzo, lineare e pulito, il primo di Barnes, edito in Inghilterra nel 1980 e solo adesso in Italia, un libro divertente a tratti, ma che lancia diversi spunti di riflessione, si nota in esso una certa nota acerba rispetto al più famoso: “Il senso di una fine”, ma ritengo che sia altrettanto piacevole.
Molto francese nell'impostazione, mi riporta alla mente, come in altri casi, lo stile realista della nouvelle vague.
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Saluti
Riccardo
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