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Odissea onirica nel Giappone degli anni Settanta
"Nel segno della pecora" è il terzo volume di Murakami a cui mi sono accostato, dopo "L'elefante scomparso e altri racconti" e "After dark". Lo stile della narrazione è continuamente attraversato da immagini oniriche, immagini che risultano ancora più efficaci perché inserite nel contesto di mediocre grigiore - e talvolta di degrado - in cui i personaggi del romanzo si trovano a muoversi.
Un fattore importante della poetica di Murakami è il soffermarsi, nella descrizione di persone, luoghi o situazioni, su elementi che mai verrebbero usati come attributi - per usare un termine aristotelico - "sostanziali": capita di imbattersi in una ragazza "con le orecchie bellissime", o di convivere per tutta la durata del romanzo con un protagonista di cui si conosce la marca di sigarette preferita ma non il nome.
Il fatto che le informazioni fornite da Murakami al lettore siano così "parziali" ha come conseguenza lo spostamento dell'attenzione del lettore dai personaggi alla storia, dagli agenti all'azione: questa scelta narrativa esige da chi legge uno sforzo interpretativo maggiore rispetto a quello che viene normalmente richiesto da una narrazione lineare e completa.
Murakami non è il tipo di scrittore che offre ai suoi lettori una storia dai confini definiti, il cui sviluppo è tranquillamente osservabile dall'altra parte di un vetro ben trasparente; la finestra oltre cui si svolge la narrazione di "Nel segno della pecora" ha i vetri appannati: si possono riconoscere i contorni di alcune figure, ma per capire cosa stia accadendo occorre entrare in prima persona in un mondo che si costruisce su se stesso pagina dopo pagina.
La lettura del libro è impegnativa: non si tratta certo di un romanzo utile a riempire i ritagli di tempo; la mia esperienza di lettore di Murakami mi ha insegnato che, per essere apprezzate, le sue storie hanno bisogno di sessioni di lettura lunghe, magari anche distanti tra loro. È inutile provare a leggere "Nel segno della pecora" poche pagine per volta: occorre il tempo necessario ad entrare nel mondo in esso descritto e - allo stesso tempo - a lasciar entrare quel mondo in noi.
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Buona lettura!
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Laura