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L'ansia di dover vivere.
Chi non ha mai sognato di mettersi uno zaino in spalla, mandare tutti e tutto affankulo e partire in autostop...
Io l'ho desiderato troppe volte, ma sempre i miei viaggi cominciavano alla sera e finivano alla mattina, devastato da alcolici ed altro, alla ricerca di qualcosa che non c'era.
Sal Paradise e Dean Moriarty nella mia vita sono esistiti davvero, avevano altre facce ed altri nomi, noi alla mattina però dovevamo alzarci dopo poco più di un ora di sonno, e con le nostre numerose scimmie sulle spalle dovevamo tornare a fare gli schiavi della società, gli schiavi di quel "dovere" che la famiglia e la società ci ha impresso indelebilmente e di cui possiamo solo sognare di liberarci.
Jack Kerouac, scrive questo viaggio autobiografico nel nulla e nel tutto, ma sopra ogni cosa "nell'ansia di vivere" sotto lo pseudonimo di Sal Paradise, mentre cerca di inseguire questa angosciosa ricerca dell'essere vivo e di vivere davvero, uscendo da una malattia bastarda che è la depressione, insegue Dean Moriarty.
Dean è la vita, la vita quando hai vent'anni quando sei tutto frenesia ed energia, quando tutto è possibile e niente è indispensabile, Dean è l'amico tosto quello giusto che tutti inseguono ed imitano, quello che non riesce mai a stare fermo, Dean Moriarty siamo noi quando riusciamo ad essere quello che vorremmo essere, quando per brevissimi attimi di vissuto vero riusciamo a liberarci delle catene e dei dogmi che ci hanno messo.
Simbolo stesso della Beat generation, la maggior parte del significato di questo libro non è nelle parole scritte, non è nei periodi o nelle pagine, il novanta per cento del significato di questo libro lo si scova non scritto ma tra una riga e l'altra.
Quello che ci si trova dipende da se stessi dal proprio animo e dal proprio umore. Io ho letto questo libro tre volte, in diverse fasi della mia vita ed ogni volta l'ho trovato diverso, ogni volta ho avuto l'ardire di giudicarlo ed ogni volta il mio giudizio ha ribaltato il precedente.
La prima a 19 anni e l'ho trovato irritante, la seconda a 26 anni e l'ho trovato illuminante, la terza a 34 anni e l'ho finalmente capito nel suo significato e nella sua interezza.
Penso che la recensione unica, vera e possibile per questo libro sia: VIVETELO non leggetelo ma vivetelo.
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Sono contento di essere arrivato.
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Secondo me, pur essendo un testo interessante e bello, è un libro che ha rappresentato qualcosa che va oltre il suo livello letterario : il sogno di una generazione, di un'epoca seppur breve.