Dettagli Recensione
Il vangelo secondo Djerzinski
Se ho conosciuto Michel Houellebecq è grazie ad un pungente articolo d'autore apparso su Repubblica, nel quale, Alessandro Baricco si misurava con il recensire l'ultimo romanzo dello scrittore francese: “Sottomissione”. Nonostante io conservi una piacevole riminiscenza dell'intera lettura di quell'articolo, l'unico passaggio che realmente ha suscitato il mio interesse è stato quello in cui Baricco elogiava Houellebecq per il magistrale utilizzo del “punto e virgola”. Questa atipica peculiarità dello scrittore, dopo avermi incuriosito e indirizzato all'approfondimento, mi porta adesso a iniziare questa mia recensione partendo proprio dallo stile narrativo de “Le particelle elementari” (Bompiani, 1999). Houellebecq ha confezionato un romanzo estremamente godibile sotto il profilo stilistico; servendosi di strutture sintattiche brillanti (che al lettore distratto possono apparire “facili”) e mascherandone la complessità, ha conferito alla narrazione una freschezza poderosa. Il risultato è una lettura scorrevole e fluida che si addensa solo incontrando il contenuto del romanzo, un contenuto abbondante, deturpante, che sembra straripare, che infastidisce.
Se posso permettermi di dare un consiglio ai potenziali lettori di questo romanzo è quello di non leggere sinossi della trama (in particolare quella annessa alla scheda su questo sito) poiché ho notato che tendano tutte a sbilanciarsi, fornendo informazioni gratuite in modo qualunquista. Ed io cosa posso dirvi allora?
Al centro di questo romanzo vi è l'umanità con il proprio contorto fulcro: l'Uomo. Proprio quel genere umano (ma sarebbe meglio parlare di specie) che non può prescindere dalla società di cui è vittima e carnefice, schiavo e padrone. Sofocle nell'Antigone (442 a.C.) ebbe scritto: «Molti sono i prodigi, e nessuno meraviglioso più dell’uomo», e Houellebecq per ritrarre le bassezze e le grandezze di una società che necessita un continuo ancoraggio metafisico ne ipotizza l'implosione.
Come è possibile fare con tutti i romanzi di spessore, anche nel caso de “Le particelle elementari” si riesce a designare una parola chiave che ne riassuma l'essenza, quella di questo libro è: DESIDERIO.
Seguendo da vicino (da estremamente vicino) i desideri più profondi di due quasi-fratelli che incarnano gli archetipi della società ospite, assistiamo all'innalzarsi della liberalizzazione ludica del sesso e all'estremizzazione del progresso scientifico. Ad equilibrare queste due vette troviamo l'apparente avvallarsi dell'amore (nelle sue plurivoche forme); un elemento che comunque Houellebecq, abilmente, dissemina fra le pagine più evocative, poetiche e nostalgiche del romanzo. Ho molto apprezzato come lo scrittore abbia giocato col tempo narrativo (davvero pregevole la cronistoria generazionale delle famiglie dei due personaggi principali) e come abbia costruito l'intreccio che serpeggia fra le due esistenze sviscerate: quella di Bruno e quella di Michel. L'alternarsi di queste due vite si conferma in un parallelismo di toni: linguaggio crudo, scurrile, quasi pornografico, denso di umori, da una parte; e asettico, didascalico, distaccato, scientifico, dall'altra. A questo calderone di informazioni, emozioni e sensazioni si aggiunge un finale (presuntuoso) sostanziato da un climax che definirei “esponenziale”; un finale che ha la la capacità di sorprendere e stupire (ma anche di confermare quel sentore che ribolliva nel lettore), ma soprattutto capace di giustificare e rendere ovvi gli eccessi sessuali e tutte le licenze poetiche prese dall'autore. Chi ha trovato eccessivo questo romanzo probabilmente ha avuto ragione, tuttavia, se si inizia una disincantata riflessione sulla nostra società si capisce che Houellebecq -in modo coraggioso- ha semplicemente offerto una prova di buona letteratura scoprendo le nudità di un “membro morale e fisico” al quale nemmeno i bigotti vogliono e possono rinunciare (pena l'estinzione). Aggrappandosi e attingendo a quelle pulsioni ossimoriche che tutti custodiscono gelosamente dietro le proprie maschere sociali, Houellebecq ha tentato di denunciare e abbattere un quotidiano silenzioso ed inquietante. Ho titolato questa recensione “Il vangelo secondo Djerzinski” poiché, fin dalle prime pagine del romanzo, l'idea del mutamento metafisico (di cui la cristianità è decantata come un vecchio e inutile prototipo) assume un ruolo centrale. Augurandomi che “Le particelle elementari” non si riveli profetico assurgendo a bibbia del ventunesimo secolo, prendo atto di come il Cristo di Houellebecq abbia assunto un aspetto corale e irreversibile, e di come per lui la resurrezione non sia prevista.
Indicazioni utili
Commenti
2 risultati - visualizzati 1 - 2 |
Ordina
|
2 risultati - visualizzati 1 - 2 |