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Una Francia sconfitta e senza eroi
Non ricordo libri nei quali le emozioni della lettura sono state così forti e così strettamente connesse con la vita di chi li ha scritti, come mi è successo leggendo Irene Nemirowsky. Considerazione che vale per l’infelice rapporto con la madre che si riversa in “Il ballo”, ma che vale soprattutto per “Suite francese”. Il libro doveva essere costituito da cinque parti, ma è rimasto, purtroppo, incompleto per la tragica fine della scrittrice ebrea, imprigionata ad Auschwitz e morta nei lager. I quaderni, dove sino al 1942 aveva scritto il testo, sono statti salvati dalle figlie e sono arrivati alle stampe solo nel 2004.
La prima parte “Temporale di giugno” descrive lo sbandamento dei parigini dopo il crollo del fronte antitedesco. Nell'esodo sembrano cadere le barriere tra i personaggi dell’alta borghesia, gli snob e la massa popolare, ma subito dopo l’armistizio lo spirito di solidarietà di fronte alla tragedia si allenta, e gradualmente si cerca di ricostituire le situazioni di privilegio, disposti ad accettare le squallide condizioni del collaborazionismo della repubblica di Vichy.
La seconda parte “Dolce” descrive il rapporto tra i residenti in un paese occupato e gli invasori, con le contrapposizioni che tendono ad allentarsi sino a sfiorare una storia d’amore tra la moglie di un militare francese prigioniero ed un ufficiale tedesco, alloggiato nella sua abitazione
Colpisce drammaticamente il rispetto della Nemirowsky per coloro di cui sarà vittima, quando riconosce tratti di umanità nell'ufficiale tedesco, annullati comunque dal rigore della disciplina militare, mentre, particolarmente nella prima parte, la rappresentazione della viltà e della pochezza dei singoli personaggi ritrae un campionario della società francese sconfitta, che esce a mal partito dalla penna dura ed impietosa della scrittrice.
Il libro è notevole per lo stile scorrevole, la penetrante descrizione delle persone e dell’ambiente. L’ironia alleggerisce solo a tratti la superficie dei ritratti.
Nel testo incompleto e non revisionato dalla scrittrice vi sono le premesse per un grande romanzo nella tradizione dei maggiori romanzieri autori dell’ottocento, in particolare di Balzac; comunque, pur nei limiti di questa stesura, il libro è da classificare tra le opere da leggere e da ricordare.
Resto in attesa della versione cinematografica, di prossima uscita, con il fondato timore che la vicenda sentimentale prevalga, soffocando la denuncia sociale e il dramma personale. Pronto, ovviamente, a ricredermi se necessario.
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