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L’odore delle mandorle amare
Era un pomeriggio come tanti quando gli sguardi di Florentino Ariza e della tredicenne Fermina Daza si incrociarono per la prima volta dando vita ad "un cataclisma amoroso che mezzo secolo dopo non era ancora terminato". Lei bella e dolce studentessa con una sensuale andatura da cerva. Lui squallido, stitico, allampanato, ma traboccante amore da ogni poro della pelle. Florentino si ammala subito d'amore e i sintomi di questa malattia si rivelano gli stessi del colera. Smette di mangiare, di bere, di dormire, ha il polso debole, il respiro affannato, un sudore pallido da moribondo e un bisogno urgente di morire. Trova rifugio solo nei romanzi e nelle poesie amorose che divora insaziabile e che comincia a comporre lui stesso. Fermina sembra corrispondere i suoi sentimenti e tra i due nasce un romantico sodalizio fatto di lettere, serenate di violino, versi struggenti e petali di camelie. Ma il loro è un amore contrastato, di quelli che hanno lo stesso odore delle mandorle amare. L'idillio viene brutalmente interrotto, le loro strade si separano tragicamente, le loro vite prendono pieghe totalmente diverse. Florentino però non smette mai di amare la sua bella, né di sperare di riconquistarla, neanche davanti al matrimonio che lega Fermina al ricco e influente dottor Juvenal Urbino, un legame che dà l'impressione di essere forte e felice. Florentino aspetta, soffre in silenzio, cerca la sua amata senza trovarla nelle innumerevoli donne che ha durante la sua vita, amori clandestini che attenuano ma non riescono mai a spegnere la sua fiamma. Finché, ormai vecchi entrambi, a cinquantun anni, nove mesi e quattro giorni da quel primo, fulminante sguardo, per il protagonista si presenta finalmente l'occasione tanto agognata. Una storia alla Gabriel García Márquez, raccontata come solo Gabriel García Márquez sa fare, con una prosa allegra e al tempo stesso poetica, con atmosfere dolci e incantate, con il giusto mix di fantasia e realtà, di crudezza e sensualità. Un protagonista che attrae il lettore provocando simpatia ed empatia, che strappa lacrime e risate, che resta nel cuore per sempre. Sullo sfondo una Colombia da poco riscattatasi dal dominio spagnolo ma ben lungi dal trovare pace in una democrazia messa costantemente in dubbio da guerre civili che si susseguono senza sosta tanto da sembrare sempre la stessa, "battaglie di poveri frustati come buoi dai signori della guerra contro soldati scalzi frustati dal governo". E poi il colera, le differenze di classe, la rivoluzione tecnologica, le feste, la musica, le puzze e le morti, i profumi e la vita, le zanzare, la magia e il fascino del Sudamerica trasmessi da una delle sue penne più nobili. Su tutto, il vero protagonista del libro, l'amore. L'amore che esalta ed abbatte, che brucia e consuma, che dà la forza per andare avanti e che impedisce di vivere. L'amore che spesso è l'unica ragione di vita e che è anche l'unica degna ragione per morire. “Il capitano guardò Fermina Daza e vide sulle sue ciglia i primi fulgori di una brina invernale. Poi guardò Florentino Ariza, la sua padronanza invincibile, il suo amore impavido, e lo turbò il sospetto tardivo che è la vita, più che la morte, a non avere limiti. “E fino a quando crede che possiamo continuare con questo andirivieni del cazzo?” Gli domandò. Florentino Ariza aveva la risposta pronta da cinquantatré anni sette mesi e undici giorni, notti comprese. “Per tutta la vita” disse.”
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Commenti
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Bella recensione!!
Questo e' il mio Marquez preferito. Questo e' il libro con il finale piu' bello che io abbia mai letto in vita mia, gli sono molto affezionata.
Ferruccio
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La tua bella recensione mi ha riportato alle impressioni avute durante la lettura di questo piacevolissimo libro. Ovviamente concordo con te sulla valutazione attribuita.