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Sei un uomo in gamba, papà
Aspetta primavera, Bandini è l’ammonimento che John Fante rivolge al suo alter ego nell’opera che rappresenta l’esordio della saga di Arturo Bandini.
In questo primo romanzo assistiamo al rapporto che l’adolescente ha con la propria famiglia d’origine, nella quale riveste un ruolo centrale il padre Svevo (“Arturo temeva il padre, aveva una fifa matta di lui. In vita sua lo aveva picchiato solo tre volte… ma erano state violente, terrificanti, indimenticabili”): immigrato di origini abruzzesi, si stanzia nel Colorado (“Questo Colorado, l’ultimo lembo creato da Dio, sempre ghiacciato, il posto peggiore per un muratore italiano; ah, che vita maledetta!”) con la moglie e i tre figli.
La moglie è una pia donna (“Un giorno August avrebbe preso i voti”), probabilmente responsabile dei contrasti intimi (“Peccati veniali? Peccati mortali? Quella classificazione lo turbava”) che in Arturo – sospeso tra paure indotte dalla religione e propensione all’ateismo - trovano un campo fertile che produce riflessioni comiche e volubili.
Durante le visite della suocera, mal sopportate dal genero (“Ogni lettera di Donna Toscana lo accecava”), Svevo si assenta da casa e, in una di queste fughe, il muratore ha occasione di conoscere la donna più ricca del paese (“Chi non la conosceva a Rocklin? Una città di diecimila abitanti, e una donna che possiede la maggior parte del terreno, chi poteva fare a meno di conoscerla?”). La tragedia familiare esploderà alla vigilia di Natale, quando la moglie – accecata dalla gelosia – reagirà scacciando Svevo (“Il padre aveva il viso straziato dalle unghiate di sua madre e in quel momento sua madre pregava, i suoi fratelli piangevano, e le ceneri nella stufa del soggiorno una volta erano state cento dollari. Buon Natale, Arturo!”) e sprofondando progressivamente in una depressione di fronte alla quale i tre figli si sentono impotenti.
“La parentesi in terza persona di Aspetta Primavera” costituisce un’eccezione rispetto alle altre tre puntate successive del ciclo ed è stata considerata un limite (Emanuele Trevi: “Questa sovrapposizione di prospettive ci fa conoscere molti più elementi della trama… ma ci impedisce di vedere Svevo con gli occhi di Arturo”) rispetto alla narrazione in prima persona che consente a John Fante una perfetta identificazione nel personaggio di Arturo: immedesimazione così idonea a rappresentare i sentimenti, le manie di gloria e la fenomenologia evolutiva di uno degli eroi della letteratura contemporanea.
Bruno Elpis