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Musica
 
Musica 2015-02-23 10:20:13 C.U.B.
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Stile 
 
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Contenuto 
 
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C.U.B. Opinione inserita da C.U.B.    23 Febbraio, 2015
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Musica, maestro

Musica e' un sostantivo che si presta ad interpretazioni differenti, a seconda di chi ne fruisce.
Se affrontiamo un libro scritto da Mishima, così esperto manipolatore di metafore, la musica puo' rappresentare significati piu' specifici, per esempio l'orgasmo. Ecco allora che la frigidita' di una bella ragazza diventa il silenzio, un isolamento sinfonico che sfoga in nevrosi.
A Tokyo, la vicenda si svolge nello studio del Dr. Shiomi Kazunori, esperto terapeuta di una disciplina medica che riscuote un eccellente successo nella metropoli.
Sottile e piacevolmente pungente l'erotismo che lo scritttore innesta nel testo, per prima cosa  e' bandita l'ostentazione da queste pagine. Si racconta un impulso sessuale senza però brandire carni contorte l'una sull'altra nella volgarita' esposta ai quattro venti. Impulso piu' che altro malsano, perche' vissuto nelle sue accezioni meno concepibili. Se e' deontologicamente scorretto che un terapeuta nutra attrazione sessuale e senso di gelosia nei confronti di una paziente, esso e' un meccanismo probabile. Scavando nel passato della bella Reiko il medico cerchera' di riportarla ad un equilibrio interiore risanato da traumi e fissazioni deviate.
Un piacevole intrattenimento seguire quell'impulso di atavica provenienza che glorifica il percorso del maschio nel tentativo di ridare il piacere a una donna tremendamente bella ma di dichiarata algidita' sessuale.
Benche' la psicanalisi sia un argomento che non mi attrae affatto, il merito di un uomo che padroneggia l'arte letteraria e' di rendere appetitoso qualunque contesto. 
Per chi e' affascinato dal soggetto Mishima e non solo dallo scrittore, tra le righe e' bello distinguere la sua personalita' che emerge dalle cortine della finzione, quel suo (probabile) disprezzo per la psicoterapia di matrice americana che tenta di uniformare l'umanita' a dei criteri di conformismo massivo, a discapito delle qualita' del singolo.
Non manca un pizzico di mitologia che con pochissime  righe inargenta il testo con una volpe bianca , emblema del classicismo giapponese. Non dimentichiamo che le volpi sono soggetti magici, si trasformano in donne bellissime e irresistibili.
Buona lettura.

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Commenti

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Un altro tuo bel commento. Ormai sei veramente un'esperta in letteratura giapponese!
A me questo libro non è piaciuto molto, lo pongo come opera minore dell'autore. Ci sarebbe molto da discutere sulla figura dell'analista, molto lontana dal ruolo assegnato da Freud...
commento netto e chiarificatore per chi si volesse avvicinare al titolo....
ammetto che il tema non mi attrae, ma occorre sperimentare per potersi esprimere :-)
In risposta ad un precedente commento
C.U.B.
24 Febbraio, 2015
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Certamente Emilio e Silvia non e' tra i miei preferiti, io lo amo di piu' in atmosfere classiche. Cio' detto e' riuscito a rendermi godibile un argomento che non mi interessa affatto.
Poi mi piace molto leggendo tra le righe andare a scovare i trattti del Mishima uomo, che resta il mio chiodo fisso.
Ciao e grazie dei commenti !
In risposta ad un precedente commento
Bruno Elpis
25 Febbraio, 2015
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Sapete C., Silvia ed Emilio, cosa trovo sorprendente in quest'uomo/scrittore? L'armonia della sua arte è così sorprendente e ossimorica rispetto alla morte che si è dato... ma anche rispetto alle sue manie marziali... la stessa distonia, invece, non ravviso nella curiosità ripulsiva verso la psicanalisi, della quale Mishima fornisce un'interpretazione che - a mio parere - è anche caricatura dello psicologismo occidentale. Ciao :-)
In risposta ad un precedente commento
C.U.B.
25 Febbraio, 2015
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Bruno, tu sai che chiodo fisso e' per me Mishima...ebbene una delle caratteristiche che tanto mi attrae e' l'ossimoro di cui parli. Penso che il punto non sia un'incoerenza del Mishima vista la sua radice nazionalista. Credo che il contrasto sia cosi' potente a causa della nostra mente occidentale, completamente differente dalla filosofia giapponese classica . E' difficilissimo capire, eppure la spiegazione c'e'.
Sto leggendo un saggio di Ivan Morris : LA NOBILTA' DELLA SCONFITTA che a tal riguardo e' interessantissimo ed estremamente chiarificatore. Tanto e' che Morris lo dedica proprio a Mishima che lui ritiene un eroe tragico della tradizione giapponese.
La nobilta' della sconfitta. Pensa a questo titolo, non e' forse racchiusa in poche righe la violenza della sua morte autoinferta e la poesia della sua scrittura, la sua lealta' e fedelta' alla causa imperiale ?
Comunque e' un concetto molto difficile da assimilare, almeno per me.
E allora mi attrae ancora di piu' :-)
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