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La persistenza della memoria
È l’inquietante immagine dell’opera di Salvador Dalì dal titolo “La persistenza della memoria”, più diffusamente conosciuto come “Gli orologi molli”, che evoca la lettura di questo bellissimo e tristissimo romanzo dell’uruguaiano Mario Benedetti.
Se nel dipinto di Dalì la dinamica e ineluttabile tendenza del tempo al deterioramento e alla corruzione della materia in uno spazio immobile e statico rende molli gli orologi ormai privi delle caratteristiche originali, ne “La tregua” è sempre il tempo con il suo inesorabile scorrere a lasciare il suo segno su uomini e cose. Non a caso l’autore si serve della tecnica diaristica. Il diario, infatti, serve a scandire le ore e i minuti, a registrare eventi di cui si perderebbe memoria, eventi che hanno contribuito alla crescita di ogni individuo, lo hanno segnato talora con indulgenza talora con severità. Questo è il diario: è trovare nella pagina bianca un muto interlocutore a cui affidare confidenze che rispecchino un’assoluta verità. Il diario, dunque, come “journal intime” , per usare la definizione di Lejeune.
Cinquantenne, vedovo, Martin Santomé , il protagonista di questo romanzo, ci racconta le difficoltà d’una vita trascorsa nella routine tra il lavoro d’impiegato e l’educazione dei tre figli, nel ricordo d’una moglie amatissima. Alla soglia della pensione egli si dibatte tra il desiderio di potersi finalmente riappropriare del proprio tempo, senza ulteriori sacrifici, e l’angoscia dovuta alla consapevolezza che non essere più parte attiva della società avrebbe accelerato il suo invecchiamento.
L’amore per Avellaneda giunge improvviso e insperato e fa rinascere in lui sentimenti sopiti. Il legame diviene profondo e Martin comincia a pensare al suo tempo futuro come a qualcosa di piacevole e confida al diario le proprie speranze. Ma ciò che può sembrare felicità si rivela spesso essere solo una breve tregua in un’esistenza difficile e tormentata.
Sono molti i temi affrontati in questo romanzo con un’ analisi profonda e acuta. C’è un continuo lavoro di introspezione, uno studio accurato dei rapporti umani, una esaltazione dei valori fondamentali che danno dignità all’uomo, contemporaneamente al disprezzo per l’ambizione che gli toglie ogni spiritualità trasformando il qualcuno in qualcosa.
Sono infine il rapporto con la morte e l’enigma dell’oltre la vita a riproporre il tema della fede che si affievolisce ogniqualvolta la sofferenza raggiunge una soglia insopportabile. Indagando nei sentimenti umani, Benedetti riesce, dunque, con fine sensibilità a portare alla luce quelle esperienze di gioia e dolore che sono proprie di ogni individuo.
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