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Sempre grande Marai
Il trentottenne magistrato Kristof Komives è chiamato ad esaminare la causa di divorzio fra il giovane medico Imre Greiner e Anna Fazekas.
Il giudice ricorda di aver conosciuto entrambi anni prima: il medico è un suo coetaneo e con Anna egli ha avuto un incontro terminato con l'impressione che la donna avesse qualcosa da dirgli. Poi il magistrato, fidanzatosi prima e sposatosi poi, aveva completamente dimenticato quel lontano episodio.
In realtà la causa di divorzio non avrà luogo.
Questo romanzo, è un'anticipazione del il successivo capolavoro "Le Braci". Mi è piaciuto molto e mi ha dato ulteriori elementi per apprezzare la forza evocativa dei due grandi romanzi già letti (Le braci e La donna giusta).
Kristof, il protagonista, riflette sui costumi del suo tempo, sui valori tramandati che lui stesso osserva scrupolosamente, con convinzione, come se la vita fosse una missione, un dovere da compiere, e naturalmente nel migliore dei modi.
E', in realtà tormentato dai dubbi, e le nevrosi si somatizzano sotto forma di improvvise vertigini, che lo rendono fragile, di cui si vergogna come fosse un segno di debolezza. Kristof, nonostante tutto però non può che ammettere che la vita è più complessa e contraddittoria di quanto non la si possa incanalare nelle rassicuranti guide del diritto e del dovere.
E poi, ecco, l'irruzione nella sua vita di un ex compagno di studi, di un'amicizia più volte sul punto di nascere ma mai compiuta, e di una ragazza che una sera sembrava volesse dirgli qualcosa ma non la disse. Frammenti di vita che si cristalizzeranno, condizionando tutti loro in un triangolo amoroso dove la passione ricacciata, repressa, mai vissuta porterà ad un drammatico epilogo.
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Ritengo Marai un autore grandissimo, penso il maggiore fra gli scrittori ungheresi del '900.
Anche questo libro mi è piaciuto, benché un po' meno di altri, come "Le braci" o "La sorella"...