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Un amante del dramma e dei Beatles
Norwegian Wood è uno di quei libri che trovi in ogni libreria. Ti corteggia dallo scaffale ma tu sei combattuto tra la fiducia verso il mondo giapponese (se sei un amante delle sue arti già da prima) e lo scoraggio per la sua onnipresenza che potrebbe essere sintomo di scontatezza.
Il mio combattimento è terminato con un compromesso e, non conoscendo altre opere di Murakami Haruki, me lo sono fatta prestare.
Ho fatto bene.
Questo libro non ha dei contenuti nuovi, inauditi, la trama, di per sé, non ha nulla di nuovo. Eppure c'è una potenza, una forza che agisce tacitamente, che fa sì che ogni volta che lo apri, non lo chiudi se non ne hai letto almeno cento pagine (o se non impellono bisogni fisiologici primari).
Subito si coglie lo stile unico dell'autore, badate bene: non migliore, ma personalissimo. E anche se troverete dei dialoghi infiniti e vi chiederete "perché sei così prolisso?", continuerete imperterriti nella lettura perché Murakami, prima di farvi avere i "fatti", vi farà sudare.
E, stupendomi enormemente di una pazienza che non sapevo di avere, sono stata al suo gioco dall'inizio alla fine, senza irritamento o noia. Forse perché c'è la consapevolezza intrinseca che ogni dialogo è essenziale per capire quel che accadrà dopo. Del resto, al personaggio principale, Toru, succede sempre qualcosa di incredibilmente "pesante" e complesso. Complessità in questo caso non intesa per forza come difficoltà ma più come insieme di più concetti sottostanti.
Del resto nella vita di Toru ci sono persone tutt'altro che ordinarie: gli amici di una vita che sguazzano nella depressione; l'amico dell'università che ama troppo sé stesso per amare qualcun'altro; la ragazza esuberante e senza filtri (che in un paese come il nostro sarebbe la "porca" di turno) e così via...
ma Murakami è un abile rappresentatore di realtà. Questi personaggi non risultano mai caricature, anzi, sono descritti quanto più possibile in tutte le loro caratteristiche e, talvolta, perfino negli aspetti contraddittori tipici dell'essere umano che poi portano a scelte e azioni più o meno condivisibili ma che mai percepiremo come inadeguate o banali.
La persistenza delle contraddizioni dell'uomo le troviamo nello stesso personaggio che porta dentro di sé le turbe profonde, la solitudine, l'insicurezza e, insieme, la capacità di comprendere, giustificare, non esasperare e ponderare sempre su quel che accade tanto che a volte ci può apparire passivo ma mai apatico.
Il tratto distintivo di questo libro è l'onestà: non ci sono filtri nei pensieri di Toru né nell'interazione con l'altro ma Murakami non scade mai in volgarità, nulla sembra "grezzo" o inopportuno. Se è vero che l'arte è un artefatto culturale, allora dobbiamo ringraziare la cultura giapponese per produrre arte che ci permette di pensare che una società nella quale avere legami emotivi più sinceri, con meno tabù e più libertà di essere sé stessi, può esistere o, almeno, ce lo fa credere anche se solo per un poco.
Deve essere poi fatta piccola menzione sull'onnipresenza dei Beatles: a te che hai letto questo libro o lo vuoi leggere e sei anche un amante dei Beatles, sappi che se non ti eri mai immaginato lo scenario descritto dalla canzone "norwegian wood" avente come protagonisti due giapponesi, dopo la lettura del libro non potrai non associare le due cose.
Personalmente ho trovato un messaggio di fondo molto forte che l'autore vuole mandare attraverso la conoscenza, pagina dopo pagina, di Toru: la vita non ha nulla di certo, oggi perdo una persona importante, domani ne incontro una speciale, e l'angoscia di fronte a questa continua incertezza non è immotivata, ma è importante non fossilizzarsi nella condizione di vittima e fare il passo importante di accettazione verso la vita: l'accettazione di sé e di esistere.
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Commenti
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grazie mille, sono contenta tu abbia apprezzato. A questo punto aspetto le tue recensioni su Murakami, io spero di poter leggere qualche altro suo libro a breve, anche perché mi sembra di capire che Norwegian Wood è un eccezione al suo genere descritto spesso come "onirico", "magico" e sono certa che meriti.
Buona serata,
Patrizia
Se ci ripenso col senno di poi...devo ammettere che forse la cultura che fa da sfondo integratore a tutto il libro...è lontana dalla mia.
Concordo per stile e bravura.
Perplessa sui valori trasmessi...che poi, a dirla tutta, nemmeno di valori io parlerei.
Ti prego, accetta questo mio confronto...che so essere lontano dal pensiero di molti recensori.
Ciao, Pia
non preoccuparti, il tuo commento è pertinente e lo condivido. Effettivamente la sfera valoriale è quasi del tutto assente in questo libro, sarà perché i protagonisti sono molto giovani o perché ci si concentra di più sulla sfera emotivo-affettiva.
La cultura che fa da sfondo a questo libro non solo è lontana dalla tua ma anche dalla mia e penso di tutti gli altri! Fin da piccola sono attratta da questo mondo così distante; in quel poco che conosco della cultura giapponese ho sempre trovato una sensibilità diversa, una ricerca più intima del sé e dell'altro. Forse proprio dalla nostra cultura così diversa dalla loro nascono le tue perplessità e i miei sogni utopici!
Buon pomeriggio cara Pia,
Patrizia
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Loris