Dettagli Recensione
Top 100 Opinionisti - Guarda tutte le mie opinioni
COME IN UN QUADRO DI HOPPER
John Wilder, il protagonista de “Disturbo della quiete pubblica” di Richard Yates ( 1926-1992), uscito nel 1975, te lo immagini, come in un quadro di Edward Hopper ( 1882-1967), seduto al tavolino di un bar alla periferia di una metropoli americana, il bicchiere in mano, lo sguardo perso nel vuoto: forse pensa al passato, ai genitori milionari, alla sua giovane amante, alla moglie, al lavoro, ai suoi sogni di diventare produttore cinematografico, al troppo alcool, alla paura di tornare delirante nel reparto psichiatrico di un ospedale dove è già stato ricoverato e dove probabilmente finirà i suoi giorni. Egli si sente come uno dei tanti sconfitti che vede quando per tornare a casa percorre chilometri in metropolitana. John non ha bisogno di cercare un perché al proprio malessere: esattamente come nel quadro di Hopper la sua malattia è in ciò che vede attorno in un mondo desolato illuminato solo dalla luce artificiale. Ma riesce difficile leggendo il romanzo di Yates, già autore del più noto “Revolutionary Road” e annoverato fra i “padri del realismo sporco” comprendere se sia l’indole o il destino a fare precipitare John da un quieto benessere borghese nel precipizio dell’alcool e della follia. Sorte e personalità si intrecciano del resto in un’esistenza segnata da una fragilità interiore, incapace di trovare “«ordine nel caos»”: in realtà l’animo ferito consente a John di mettere a nudo il vuoto e la menzogna degli universi che attraversa, compresa la Los Angeles del cinema, e delle persone con cui stringe rapporti intimi come la ricca e capricciosa amante Pamela e i suoi amici intellettuali.. Significativa è la sua lettura tutta epidermica del mito kennediano: se Kennedy incarna il fascino e la bellezza dei vincenti, lui sta con il suo assassino e con le forse oscure che parlano attraverso di lui.