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Romanzo piacevole
Classico romanzo da comodino molto amato dalle donne in vena di romanticismi e, generalmente, altrettanto schivato dagli uomini a causa della perenne etichetta di ‘Romanzo d’amore’.
Camera con vista è un romanzo che ha per protagonista la tipica donna inglese dell’età edoardiana, divisa tra due uomini diametralmente opposti e oppressa dalle convenzioni dell’epoca e dai tentativi di plagio delle donne di famiglia. Ma Camera con vista è anche il trampolino di lancio di un mostro sacro del modernismo quale Edward Morgan Forster, conosciuto al grande pubblico come autore del romanzo in questione e nient’altro (tranne, forse, Casa Howard), ma autore anche, si pensi un po’, di testi molto più pregni da un punto di vista storico e sociale come ad esempio Passaggio in India o Maurice.
Lucy Honeychurch, giovane di famiglia benestante in viaggio in Italia con la bigotta e nubile cugina Charlotte che le fa da chaperon, non è molto entusiasta del suo arrivo alla pensione Bartolini, a Firenze: la padrona, infatti, sebbene le avesse promesso due camere con vista sul Lungarno, provvede loro due sistemazioni più modeste del previsto. L’imperdonabile condotta degli Emerson, a tavola, la mette nelle condizioni di dover accettare uno scambio moralmente sconveniente: Mr. Emerson, infatti, ha offerto loro di sistemarsi nella camera sua e del figlio, con ampie finestre sulla vista desiderata dalle due donne.
Un approfondimento della conoscenza con i due signori rivela il carattere anticonformista dell’anziano inglese, che ha trasmesso i suoi principi al figlio George: gli Emerson sono schietti, atei, e hanno sempre sulla lingua opinioni originali su ogni cosa e persona: sono, insomma, estromessi dalla società benpensante dell’epoca. Uno sventurato accadimento avvicina Lucy e George, e quest’ultimo, durante un picnic sulle colline del Fiesole, si lascia andare a un comportamento vergognoso nei confronti dell’ingenua ragazza, che, spinta dalla cugina, decide di partire immediatamente da Firenze con destinazione Roma. Tornata in Inghilterra, Lucy accetta la proposta di matrimonio di Cecil, l’esatto opposto di George: quadrato, conformista, sprezzante nei confronti della famiglia di lei, acculturato ma senza alcuna apertura mentale. Lucy dimostra un temperamento vivace soffocato dalle persone che la circondano (non ultimo Cecil) che si ravviva quando George e il padre si trasferiscono casualmente poco distanti dal suo villino.
Camera con vista è un romanzo breve e non esattamente pregno di avvenimenti o di spiccate introspezioni; i personaggi non sono particolarmente indimenticabili e certo non vi si possono leggere grandi passioni d’amore comprensibili a un pubblico contemporaneo; è invece un buon romanzo che aiuta a comprendere la posizione delle ragazze di buona famiglia in un periodo in cui le suffragette (mai nominate nel romanzo, ma la cui ombra aleggia minacciosamente) stavano iniziando a incatenarsi alle ringhiere e a dare fuoco alle cassette postali per ottenere il diritto di voto. Lucy, che per tutto il romanzo è bocca di pensieri altrui (quelli della cugina; quelli della madre; quelli di Cecil e infine quelli degli Emerson), e che riesce a esprimere se stessa solo attraverso la musica, infine affronta le convenzioni sociali e familiari per rifiutare un matrimonio conveniente e sceglierne invece uno d’amore.
Il romanzo è interessantissimo per un altro aspetto: presenta l’Italia d’inizio Novecento vista dagli occhi di un inglese, sia pure anticonformista come Forster: in un luogo di passioni e di libera espressione, così lontano dalle imposizioni e dalla rigidità del mondo inglese, Lucy appare prima scioccata e poi conquistata dalla spontaneità degli italiani. E’ il suo viaggio in Italia che causa in lei i cambiamenti tali da poter ravvisare i limiti dell’Inghilterra (perché, si sa, un viaggio non è un viaggio se non permette di tornare a vedere con occhi nuovi il luogo di partenza) e, soprattutto, tali da poter comprendere e amare i colori dell’animo di George Emerson. Forster denuncia così le ipocrisie sociali dell’Inghilterra edoardiana, così come farà con le ipocrisie imperialiste in Passaggio in India.
Un ultimo appunto sullo stile di Forster: situandosi appena prima dell’epoca modernista (1908), il romanzo è molto classico (ancora ottocentesco) nello stile e nella forma. Accurato, ricercato, di tanto in tanto persino poetico: se non per la trama, consiglio questo romanzo per lo splendido effetto che fa se letto in poltrona con una tazza di tè, o, ancora meglio, su un prato assolato con un cestino da picnic
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Commenti
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Ritengo questo romanzo 'leggibile' , ma nettamente inferiore al bellissimo "Casa Howard" e a "Passaggio in India". Comunque, ritengo Forster uno dei grandi della letteratura inglese del '900 , anche se ha trascorso gli ultimi 45 anni di vita senza più scrivere opere letterarie.
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