Dettagli Recensione
Il dolore che si prova e quello che si provoca
Un romanzo che inizia dalla fine: dalla fine di una storia d’amore, con una decisione che Connie comunica al marito nel mezzo della notte. Inizia così la presa d’atto di una situazione di crisi in una coppia che ricorda il quadro “La promenade” di Chagall: lui, Douglas, soggetto narrante del romanzo, ricercatore biochimico, solidamente ancorato al suolo dalla sua cultura scientifica, attento alla realtà economica, cresciuto in una famiglia rigidamente conservatrice, tendenzialmente introverso; lei, Connie, aspirante pittrice, svolazzante in un ambiente di artisti, libera ed anticonformista. In un rapporto di complementarietà Douglas trova un’apertura a nuovi interessi ed è spinto a uscire dal bozzolo in cui tendeva a chiudersi, lei ne riceve sicurezza e protezione per liberarsi da una situazione a rischio.
Il rapporto ha funzionato bene, almeno dal punto di vista di Douglas, per venticinque anni. La perdita di una figlia appena nata aveva consolidato il loro legame, mentre con la successiva nascita di un figlio inizia ad aprirsi una leggera fessura fra loro, che si allarga sino al momento della rottura quando Albert deve lasciare la famiglia per andare al college. In questi anni Douglas ha cercato di educare il figlio alla sua visione della vita, illudendosi di poterlo plasmare, senza rendersi conto che le divergenze nei loro interessi erano semplicemente le manifestazioni delle sue affinità con la madre e che come tali andavano accettate.
Nonostante la decisione di chiudere il rapporto coniugale, Connie vuole confermare il programma già fatto di un Grand Tour in Europa con il figlio, premio per il suo ingresso nel mondo degli adulti. Un viaggio che Douglas ha accuratamente programmato nelle sue tappe, a cui ora ha aggiunto un decalogo di comportamento per tentare di riconquistare la moglie.
Dal momento in cui inizia il viaggio il romanzo prende un ritmo vorticoso nel tempo e nello spazio. Un amore che finisce porta a rievocare tutti i passaggi di una storia, i momenti felici e quelli più dolorosi e nel romanzo vi è un continuo intreccio tra il viaggio ed i ricordi del passato. Lo stesso vale per un amore verso il figlio che non riesce a trovare il modo per essere ricambiato. Douglas ritorna su tali momenti, con una precisione di dettagli da autobiografia, quasi autolesionistica, rendendo evidenti le radici familiari della sua esigenza di affetto..
Il romanzo si snoda nel viaggio in Europa, con tappe a Parigi, Amsterdam, Monaco, Venezia, Siena, Madrid e Barcellona, con pagine in cui Nicholls indulge un po’ a descrizioni da guida turistica, peraltro piacevoli. Come le tensioni in un viaggio a tre, cui si aggiunge una fisarmonicista da strada, portino Douglas ad un’eroica dimostrazione del suo amore per i famigliari e quali saranno i risultati lo lasciamo scoprire ai lettori.
Nicholls riesce molto bene a far sentire la profondità del dolore di Douglas, a far riflettere sulle ferite che si aprono per un amore che finisce o per un amore paterno (in questo caso) non corrisposto, sulla insensibilità per il dolore che si provoca. La tensione dolorosa è ammorbidita da una scrittura ironica e da passaggi divertenti che rendono molto piacevole la lettura di un romanzo innegabilmente british nel self-control di Douglas e nello humour della narrazione .
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