Dettagli Recensione
Poteva essere qualcosa di buono
L'arte ingannevole del gufo è un romanzo di poche pagine, nemmeno duecento, eppure non riuscivo più a vederne la fine; non sentivo,a dirla tutta, l'impellente bisogno di terminarlo.. questo tipo di reazione mi capita poche volte, fortunatamente, ma come potete ben immaginare denota la mia mancanza di coinvolgimento durante la lettura. Le mie aspettative, fomentate da una sinossi accattivante e da una protagonista abbastanza originale, erano piuttosto elevate e, man mano che la lettura procedeva, sono scivolate via tra le mie dita come la sabbia di una clessidra. Ok, direi di andare dritta al dunque di questo commento, esaminando un po' la storia ed i suoi personaggi.
Viola è una quattordicenne affetta da una grave, quanto rara, malattia che le impedisce di esporsi alla luce del sole; le sue giornate iniziano, così, dopo il tramonto e trascorrono tra passeggiate nei boschi, esercitazioni alla viola e attività di routine alla fattoria. Il trantran quotidiano della ragazzina viene spezzato da un omicidio, a sfondo economico, a cui assiste per caso e che pare capitare a fagiolo data l'esistenza di un bel gruzzolo di soldi - di cui si appropria - che può aiutare i genitori a saldare i prestiti con la banca.
Una trama potenzialmente promettente che però, a mio parere, cade nella trappola degli stereotipi che, spesso e volentieri, si trovano nelle serie televisive americane per teenager e che diventa, in certi punti, persino inverosimile. A cosa mi riferisco? Essenzialmente al comportamento della protagonista. Posso capire l'ingenuità di una ragazzina cresciuta isolata dal mondo, ma alcune cose penso siano piuttosto elementari. Voglio dire.. assisti ad un "omicidio" e, oltre a rimanertene zitta - senza avvertire la polizia o chi di dovere, nonostante il polverone del caso -, hai la bella idea di appropriarti pure del bottino scatenando, come naturale che sia, la reazione da parte del cattivo di turno? In un certo senso, seppur marginalmente badate bene, mi ha fatto ricordare Pretty, Little, Liars. Ad ogni modo, Viola non è riuscita a colpirmi e nemmeno è stata capace di suscitare alcun moto di simpatia, al pari degli altri personaggi che rimangono dei puntino sullo sfondo di un quadro: inconsistenti, poco caratterizzati e per certi versi inutili. Unica nota "positiva" è lo stile dell'autrice, scorrevole e immediato, come ci si aspetta sia un racconto scritto dal punto di vista di una ragazzina di quattordici anni; eppure non riesce a decollare, ponendo anche un finale scontato e troppo, davvero troppo, semplicistico e tirato.
Giungo alla conclusione di questo mio punto di vista, senza spoilerare nulla, ammettendo che, probabilmente, mi sarei goduta maggiormente questa lettura qualche anno fa; testo dedicato più ad un pubblico young adult che adulto ma, ripeto, questo è solamente il mio punto di vista personale (e di thriller - e gialli - ne ho letti molti eh). Quindi, non mi sento di sconsigliarlo totalmente.. in fin dei conti i gusti sono personali no?
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