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IERI, OGGI, DOMANI
Il proclama di Francesco Giuseppe “Ai miei popoli” irrompe in un mondo fatto di odore dolciastro di mele al forno e di castagne dei caldarrostai nella piazza.
La voce narrante, il giovane Trotta, figlio di un Trotta del casato di nuova nobiltà asservito agli Asburgo dai tempi dell’eroe di Solferino che salvò l’imperatore, si trova in Slovenia quando si annuncia lo scoppio della I guerra mondiale. È la terra dei parenti, lui è viennese, è un giovane come tanti, frivolo e inetto e non si è accorto delle “deboli avvisaglie” di un prossimo sfacelo.
È scoppiata la prima guerra mondiale, definita tale dal giovane non per il coinvolgimento di tante nazioni ma per il fatto che renderà lui orfano di un mondo, lo stesso “mondo di ieri” redivivo nelle parole dell’amico Zweig.
L’opera scritta nel 1938, l’anno dell’annessione, anticipa l’autobiografia di Zweig; è l’addio romanzato che il suo amico relegò ad un altro genere letterario.
L’ho trovata bellissima e ancor più umana.
Si avverte un sentimento struggente e nella storia di un singolo il destino di una generazione.
La guerra incalza, lui si precipita e sceglie per chi e per cosa combattere.
La guerra modifica il tempo e la sua percezione: i matrimoni pullulano, la morte avanza.
La guerra capovolge le volontà ma non modifica l’essenza di quella generazione, rappresentata, che vi partecipa. “ Erano venuti su troppo viziati nella Vienna nutrita dai paesi della Corona”. Vienna parassita, Vienna matrigna dei suoi figli compianti, Vienna culla dell’impero che si avvia allo sfacelo. Belle queste pagine.
La guerra diventa subitanea e ingloriosa prigionia, al rientro, la sopravvivenza una vita svalutata come la nuova moneta, la vita la costruzione di una nuova identità e il rifiuto di una contemporaneità che non potrà reggere il confronto con un mondo che non c’è più. Un mondo che ora esige il passaporto per avviarsi verso lo sfacelo che però, ora , il nostro protagonista saprà, a differenza di altri, presagire.
Uno sguardo lungo all’ombra della più rassicurante cripta dei Cappuccini che, conservando le spoglie mortali degli imperatori, unica gli dà conforto.
Indicazioni utili
e altre opere di Roth
Commenti
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Lo preferisco per vari motivi : trono sia più coinvolgente e di lettura più attraente (e più bello nell'insieme, benché mi sia piaciuto anche quello che hai commentato); ha un fascino tutto particolare soprattutto per la parte dei 'vecchi', col loro mondo asburgico (si è introdotti nella calma stabilità di un mondo che, pur coi suoi limiti, aveva una compiutezza , un ordine, una serenità, che saranno smarriti dal giovane rampollo); inoltre ci fa 'vivere' il passaggio fra questi due 'mondi' con relative lacerazioni.
Buona lettura : penso proprio che non ne rimanga delusa.
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