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Il bambino senza nome
Il bambino senza nome di Mark Kurzem Ed.Piemme
Titolo originale The Mascot 2007
Romanzo storico-sociale pag. 443
Quarta di copertina: Avevo 5 anni. C’era la neve. I lupi. Esangue. Poi ero solo. Ho perso tutto quella notte, anche il mio nome.
L’autore del libro Mark Kurzem ricercatore ad Oxford, racconta e ricostruisce la straordinaria vita del padre Alex (emigrato in Australia) attraverso gli allucinati e frammentari ricordi di lui, quando bambino ebreo, vede consumare lo sterminio dei suoi famigliari e degli Ebrei del suo villaggio e, dopo 9 mesi di vita errabonda nel bosco, catturato da un’unità lettone filonazista e fortunosamente scampato al plotone di esecuzione, usato come strumento di propaganda, diverrà, suo malgrado, la piccola mascotte del Reich e delle sue ignobili ambizioni: piccolo caporale Uldis Kurzemnieks, in divisa da SS.
Un ragazzino di non più 7 o 8 anni, in uniforme, con pantaloni alla zuava e lucidi stivali di cuoio che arrivavano al ginocchio, diventa la parodia del soldato modello, una sorta di portafortuna da esibire e manovrare dalle SS a loro uso e consumo. Una preziosa e misteriosa valigetta nera da cui, Alex, come un prestigiatore, faceva emergere, ogni volta, davanti alla famiglia una piccola parte del suo contenuto e un pezzo della sua memoria, contiene tra documenti e fotografie quello che resta della sua infanzia negata. In questo libro, riemerge dal passato, dopo 60 anni, una vicenda strabiliante, un altro tassello, un altro anello mancante nella sterminata e aberrante storia del nazismo; un’altra personale testimonianza di chi fu vittima dell’Olocausto, distrutto nell’animo e privato di tutto, perfino del nome. Quella del padre dell’autore è una storia vera, bambino ebreo cresciuto dai nazisti. Il figlio attraverso questo libro, dopo ricerche presso comunità accademiche mondiali che si occupano di Olocausto e grazie ai ricordi che affluiscono dalla memoria del padre, ha voluto ridargli la sua identità rubata, non certo cancellare il passato o ricorrere a facili soluzioni di psicologia spicciola, non resta che scendere a patti e, in qualche modo, suo padre lo aveva sempre saputo. Con quel passato dovrà conviverci non solo il padre, ma anche il figlio che per forza di cose è il suo retaggio.
Ancora un libro sulle vittime del nazismo e sulle bieche mostruosità di esso; è interessante leggere questa storia non solo per la vicenda umana in sé, altresì dal punto di vista storico, si viene a conoscenza del ruolo politico giocato dai paesi baltici durante le persecuzioni ebree e di dettagli sui massacri “Aktionem”perpetrate dalla squadre di sterminio” Einsatzgruppen” e dai volontari baltici e le brigate di polizia. Discordanti le opinioni degli storici riguardo ai motivi della complicità lettone coi nazisti. La Lettonia non fu occupata dalle truppe tedesche, i Lettoni consideravano i nazisti non degli invasori, ma dei liberatori dall’oppressione sovietica, per cui furono accolti con favore. Altri sostengono che dietro questo atteggiamento c’era qualcosa di più della convenienza politica: avrebbero i Lettoni adottato volentieri l’etica nazista anche, se non soprattutto, a causa del loro innato e spesso virulento antisemitismo.
Per chi vive la vita” normale” è difficile comprendere chi ha conosciuto “ l’Orrore” ed è stato costretto a condividerlo; significative le parole di Alex, riportate nell’ultima pagina del libro:” Non so che cosa ho perso. Come si può conoscere la vita che non si è vissuta? Ho voluto sopravvivere….innumerevoli volte ho rischiato di essere scoperto, ma io della sopravvivenza ne ho fatto una compagna che è rimasta al mio fianco per tutta la vita”.
L’autore: Mark Kurzem ha studiato a Melbourne e ha lavorato a Osaka. Oggi insegna a Oxford. Il suo primo libro, Il bambino senza nome, è un bestseller in corso di pubblicazione in dodici paesi.
Arcangela Cammalleri