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La sfida di Max/Budo
Max è un bambino autistico, Budo è il suo migliore amico dall' incredibile particolarità. E' un amico immaginario, creato ad hoc per risolvere quelle situazioni terrorizzanti ed in apparenza impossibili da affrontare. Per Max infatti le criticità sono all'ordine del giorno: cibarsi solo in un certo modo, scegliere il colore di un t-shirt, andare in bagno a scuola, fare i conti con i soliti prepotenti, evitare di entrare in contatto con i compagni di classe: tutti momenti in cui Budo diventa elemento imprescindibile, tranquillizzante e protettivo.
Budo racconta in prima persona il rapporto esclusivo con il suo "creatore", narra della vita con il piccolo socio e allo stesso tempo riflette sulla sua particolare condizione e su quella di tanti altri amici immaginari, questi con le sembianze più disparate e con le caratteristiche più strambe, in quanto concepiti dalla fervida immaginazione dei bimbi.
Un brutto giorno Max scompare, è stato rapito da una maestra con il cuore pieno di dolore. L'unico a conoscere il colpevole può ben poco, deve risalire al luogo in cui Max è imprigionato e quindi provare a liberarlo, ma per un amico immaginario non è certo semplice. Questo per via dell'inesistente possibilità di interagire col mondo degli uomini, nessun essere umano può vederlo o sentirlo, inoltre non può toccare nessun oggetto.
La concatenazione di eventi è sempre molto ben calibrata tra azione ed intimismo, piace parecchio lo stile espositivo scelto da Matthew Dicks, la prosa elementare è quella appunto di un bambino, in quanto Budo è immagine riflessa di un alunno di prima elementare. Magari giusto un pelo più scafato in quanto di notte, siccome non necessitante di riposo, vaga per la città fermandosi in alcuni luoghi dall'umanità varia, come l'ospedale o la stazione di servizio. Qui apprende qualcosa sul mondo esterno e sugli adulti, pur restando un cucciolo spaventato soprattutto in lotta con se stesso, in quanto salvare Max potrebbe equivalere a scomparire.
Gli amici immaginari non sono per sempre, quando il loro "proprietario" cresce spariscono senza lasciare alcuna traccia. Budo ha paura di tante cose, per prima quella di finire in un limbo buio, ma coraggiosamente deciderà di aiutare Max al costo di immolarsi.
"L'amico immaginario" è un romanzo toccante e mai ricattatorio, il disagio non è mai utilizzato come facile escamotage per far scorrere le lacrime; è il rapporto tra i due protagonisti a commuovere, sono le riflessioni del protagonista a toccare il cuore, il tutto esposto con una visione ad altezza di bimbo seguendo la tipica innocenza fanciullesca e la purezza di spirito.
Non è un romanzo sull'autismo, è invece una riflessione sulla paura di crescere oltre che un'ode all'amicizia intesa nell'accezione più nobile possibile.
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Commenti
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Trovo molto bello il tuo commento. In particolare mi è piaciuta la valutazione che fai nell'ultima parte: la vera letteratura non è la strumentalizzazione di un disagio.
Dai proprio il senso di bellezza e profondità di questo romanzo.
Bello quello che scrivi sulla non strumentalizzazione del disagio, come lo definisci tu.
Non parli di malattia perché il libro non usa la malattia per colpire ma come pretesto per affrontare altre tematiche.
Interessante segnalazione, bella analisi.
Saluti
Riccardo
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