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Catturare la volpe bianca per la coda
La “Musica” composta da Yukio Mishima è misteriosa, elaborata, scritta sulla partitura di un animo sfaccettato e multiforme.
In “Musica” viene messa la storia di Reiko, bellissima ventenne (“Reiko era fredda e trasparente come l’acqua”) che si rivolge al dottor Shioni, professione psicanalista, per affrontare la frigidità che l’affligge. E che si manifesta con un sintomo anomalo: “Dottore, perché non sento la musica?”
L’operato del terapeuta è ostacolato dall’indole complicata della paziente (“Un fascio di nervi tesi, un’aggrovigliata matassa psichica”) e dalle feroci resistenze che la donna oppone; la terapia viene costantemente alimentata dall’interesse che il dottore nutre per la paziente nel classico meccanismo di un transfert (“La chiara testimonianza del fallimento della mia terapia, invece di procurarmi un senso di scoraggiamento, mi faceva provare quasi la gioia di una vittoria”) che minaccia di lasciar prevalere il sentimento amoroso (“Noi due soli in una camera chiusa a chiave, isolati da tutto il resto del mondo”).
Le cause apparenti e dichiarate dalla donna emergono in un circuito tormentato da relazioni complicate: il promesso sposo, imposto dalla famiglia, che poi si ammala e muore (“Diventerò una donna che può ascoltare la musica solo,,, davanti a un uomo in fin di vita”); un affascinante atleta, con il quale la donna non conosce le gioie del piacere sessuale (“Ho pensato di fingere di provare piacere”); un giovane impotente e afflitto da manie suicide ( come l’Armance di Stendhal: “Più tardi lessi Armance e scoprii che Octave era un impotente che alla fine con un gesto eroico si suicidava”) conosciuto durante un viaggio (“Una rupe che fronteggia il mare dell’estremità meridionale della penisola di Izu”) e con il quale (“La sua immagine sulla roccia, simile a un cormorano”) Reiko instaura un sofferto legame di compensazione (“Tu sei un vero uomo. Perché gli uomini non hanno la tua stessa eleganza e dignità? Qualsiasi uomo… è reso ridicolo dal desiderio sessuale”).
L’interpretazione del simbolo ricorrente delle forbici (“Devono essere di sicuro femmina, perché per quante volte le aprissi e guardassi fra le lame, non c’era niente”) e l’impostazione freudiana tradizionale (“La paura e la tensione che nascevano dal desiderio di tagliare e dalla proibizione di tagliare rappresentavano il tabù dell’incesto”) sembrano insufficienti a risolvere il caso e richiedono uno stacco (“Alla fine di un’analisi, il terapeuta ha sempre bisogno dell’aiuto di un fatto reale… una realtà che agisca come un elettroshock”). Grazie al quale il dottor Shioni individua la causa profonda del disagio: che risiede nell’infanzia di Reiko, in un sentimento di amore e gelosia che richiede una spedizione nella zona di San’ya, quartiere malfamato di Tokyo, a riesumare una pulsione sotterrata nel profondo dell’anima (“La causa della sua frigidità era … nella preoccupazione di partorire il bambino di un altro uomo e non di…”).
Nel romanzo Mishima condensa attrazione e idiosincrasia per una disciplina occidentale che lo incuriosisce come strumento di analisi e, al tempo stesso, minaccia di tradire la matrice spirituale di stampo orientale alla quale lo scrittore non vuole rinunciare (“La pura sacralità e la totale oscenità si somigliano molto”) nello stile che rende Mishima un autore unico (“Forse stava per arrivare l’attimo che aspettavo, forse nella luce del crepuscolo sarei riuscito finalmente ad afferrare la coda della bellissima volpe bianca”) e indimenticabile (“Nel mondo del sesso non c’è un’unica felicità per tutti”).
Bruno Elpis
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Potrebbe essere un buono spunto per riprenderlo e finirlo, potrebbe essere il periodo giusto.
Grazie.
Riccardo
Trovo il tuo commento bello e interessante.
Lo stile di Mishima, anche in questo libro, è notevole. Ho trovato, però, la storia non molto convincente: le modalità della terapia rappresentata, probabilmente, farebbero inorridire Freud.
;-)
@ Emilio: be', al di là della dichiarazione (riportare la relazione di uno psicanalista), la psicanalisi è romanzata e l'approccio di Mishima è ambivalente (attrazione/repulsione). Grazie! :-)
@ CUB: virar non nuoce, ma poi si torna... :-)
temi complessi, anche io preferisco un Mishima più Japan, ma penso vada letto
grazie Bruno
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