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E' cieco chi guarda solo con gli occhi
Cecità è un incubo, non saprei come definirlo meglio.. la sensazione che lascia una volta terminata la lettura è la stessa che si prova quando ci si sveglia da un incubo, di quelli peggiori pure, di quelli che ti fanno balzare col cuore in gola per quanto sono tremendi, perchè ti mettono con le spalle al muro, non hai vie di scampo se non quella di svegliarti... e quando ti svegli solo la consapevolezza che si sia trattato di un sogno (o di un libro in questo caso) può allentare la paura, la tensione generata.
Così come nel Vangelo secondo Gesù Cristo, Saramago riesce a rendere plausibile la sua versione 'alternativa' dei fatti accaduti a cavallo dell'anno zero, allo stesso modo in quest'opera, l'autore, col suo stile inconfondibile, riesce a rendere estremamente realistico il terrore, lo sgomento e lo stato di totale abiezione in cui cade il genere umano, qui rappresentato da abitanti non meglio precisati di una non meglio precisata città, colpiti da una strana forma di cecità, tanto improvvisa quanto incurabile, e che contagia tutti, indistintamente, tutti tranne una donna, unica testimone oculare delle conseguenze della cecità collettiva.
Saramago non usa nomi propri per riferirsi ai suoi personaggi bensì ce li presenta come la moglie del medico (oculista, per la precisione.. ironia della sorte..), la donna dagli occhiali scuri, il vecchio con la benda nera sull'occhio, il bambino strabico, il primo cieco e persino il cane che asciugava le lacrime... a cosa servono effettivamente i nomi in un mondo di ciechi? ogni appellativo però ha un legame con gli occhi, quasi a voler sottolineare come ciascuno di noi non sia nessuno se non ci sono occhi altrui che ci vedono.. noi siamo solo ciò che gli altri vedono di noi.
Ed è facile immaginare come la cecità, diffondendosi a macchia d'olio, determini uno scenario ai limiti dell'apocalisse, prima confinato tra le pareti di in un istituto, un manicomio abbandonato, in cui il Governo decide di rinchiudere i primi contagiati e quelli sospetti di contagio, nella vana speranza di bloccare l'epidemia, e poi esteso alla città, al mondo intero... ed il linguaggio usato da Saramago, il suo stile, l'intensità delle immagini e la durezza dei termini, contribuisce a rendere ancor più crudo e realistico questo incubo...
E quando ti svegli, comprendi:
'Perchè siamo diventati ciechi?... Secondo me non siamo diventati ciechi, secondo me lo siamo, Ciechi che vedono, Ciechi che, pur vedendo, non vedono.'
La cecità di Saramago è una rivelazione, un'illuminazione... non è un caso che si presenti agli occhi di chi la subisce come una luce bianca, folgorante... il contrario della cecità descritta in tutti i manuali di oculistica e che si mostra sotto forma di buio totale.. quella di Saramago è una cecità che rivela la vera natura dell'uomo, fatto metà di indifferenza e metà di egoismo.
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Commenti
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Ti consiglio anche "saggio sulla lucidità", ideale prosecuzione in quanto, pur sviluppando una storia completamente differente, (i cittadini della capitale che in massa non votano alle elezioni politiche) è forte il legame con cecità e vi si ritrovano alcuni personaggi!
Ma so che in questo sito ci sono degli amanti di tale autore..spero ti consiglieranno qualcosa...
Ciao, Pia
La cecità di Saramago è una rivelazione, un'illuminazione..hai detto bene Vincenzo!
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Pia