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Fate l'amore non la guerra
Straordinario apologo antimilitarista abitato dall'indimenticabile figura tragica di John Bonham, diciannovenne sacrificato alla guerra spinto da ingenuo spirito patriottico, convinto dal cianciare propagandistico e dalla necessità economica (motivazione sempre abilmente sfruttata dai governi), sicuro che nulla gli potrà accadere perchè mosso dalla convinzione di stare dalla parte giusta.
Ed invece il giovane torna dal fronte spaventosamente menomato da un colpo di mortaio; non ha più gambe e braccia, ha perduto la vista, è sordo ed è muto, il suo cervello però continua a funzionare per un improbabile e crudele scherzo del destino.
I medici lo tengono in vita come cavia da studiare, inconsapevoli che quel tronco umano vegeta solo in apparenza, dentro è un ribollire di sentimenti ed emozioni: indimenticabile lo strazio del lento risveglio, un presa di coscienza che equivale ad un'altra amputazione/privazione.
Dalton Trumbo, sceneggiatore pregiatissimo incarcerato per un anno durante l'imperversare del maccartismo, vede pubblicato per la prima volta nel 1939 il suo unico e più volte censurato romanzo quasi in concomitanza con lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale. " E Johnny prese il fucile" resta un monito inascoltato capace di definire con inusitata veemenza gli orrori bellici e la meschinità dei potenti, sempre attivi nel far proseliti da mandare al massacro nel nome del guadagno e della sete di potere camuffate sotto la nobile egida di parole come libertà e democrazia.
La lettura è di quelle che tolgono il fiato, permettendo addirittura una riflessione sull'eutanasia in anticipo sui tempi. A tener banco sono rabbia e commozione, sdegno e speranza ad inseguirsi nella prosa intensa dell'autore, tra l'altro piacevolmente caratterizzata da una punteggiatura ridotta ai minimi termini.
Il flusso dei pensieri di John impregna con massimo trasporto ogni pagina, un percorso che dalla disperazione più nera muta in urgenza di continaure a sopravvivere, di cercare un modo per far trapelare i propri pensieri e di rientrare in contatto con quelle cose a cui non si può rinunciare come l'abbraccio della madre, la dolcezza della sua fidanzata, ma anche la semplice visione di un tramonto o il poter udire di nuovo il suono della natura.
I ricordi spezzano l'inenarrabile solitudine, le visite dei medici e delle infermiere scandiscono le giornate e Johnny comincia a riconoscerli dal tocco.
Con un'infermiera riesce miracolosamente ad instaurare un rapporto comunicativo. Quello sbattere sul cuscino con la testa non è altro che il tentativo di comunicare mediante l' alfabeto Morse e la ragazza lo capisce. Una nuova ed incredibile speranza per John, forse il calore del sole sulla pelle e la brezza del vento sul viso non sono così impossibili da ritrovare.
Ma John è il simbolo dell'orrore, della follia della guerra, il freak che è testimonianza vivente, la più pericolosa per le granitiche fondamenta del potere. E' l'essenza della guerra stessa. Altro che gloria ed onori.
Arriva così l'ennesima stilettata al cuore, feroce oserei dire, ma necessaria.
Perchè non abbia più a esserci nessun John Bonham.
"Io so cos’è che è la morte e voi che ciarlate tanto di morire per delle parole non sapete nemmeno che cosa sia la vita”.
Per chi fosse interessato definirei imperdibile il film datato 1971 girato dallo stesso Trumbo, spezzoni dello stesso sono visibili nel video dei Metallica intitolato "One".
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Commenti
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Complimenti, bella analisi.
Saluti
Riccardo.
PEL non e' bellissimo ? :-)
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