Dettagli Recensione
IL TEMPO E' RELATIVO
Il romanzo di Jennifer Egan, premio Pulitzer 2011, dimostra che dopo secoli di narrativa esistono ancora spazi proficui e inesplorati per la sperimentazione. Non avevo mai letto un romanzo così innovativo, dalla struttura unica e particolare. Una serie di capitoli, ognuno possibile racconto a sé stante, collegati con il presente ed il successivo da uno dei protagonisti; con un continuo spostamento temporale che abbraccia un periodo lunghissimo dai primi anni '80 ad un ipotetico 2020; e soprattuto con un continuo cambio della voce narrante, che cattura il lettore fino al momento in cui questi non indovina di chi si tratta, ad esclusione dei protagonisti trasversali di tutto il romanzo, Bennie e Sasha, che vengono sempre narrati dall'esterno. E soprattutto un ardito, lunghissimo capitolo, strutturato come una presentazione di power point, criticato e osannato ma che non lascia indifferenti. L'autrice narra le vicende di una generazione ruotante attorno alla scintillante, ma ricca di ombre, industria discografica americana; personaggi di cui si narra la vita con continui viaggi nel tempo, ma che vengono descritti sempre come se per loro esistesse solo il presente, senza mai accennare a passato e futuro. Forse volutamente, non traspare felicità da nessun avvenimento narrato, come se fosse una dimensione scontata, oppure inesistente. Nonostante venga citato più volte, non si avverte neanche la presenza di una qualsiasi forma d'amore, ma solamente affetto, anche se indirizzato verso gli amici e mai coinvolgendo un parente. In definitiva un romanzo unico nella produzione mondiale recente, che lancia nell'etile degli scrittori di successo la giovane e disinibita scrittrice americana.
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