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Un tenerissimo uomo orribile
"Ero stato così orrendo, che non avevo avuto un solo amico. Ma, mi dicevo, non dipendeva forse fatto che non ero stato capace di simulare? Se tutti gli uomini procedessero sinceramente come io ho fatto per mezzo secolo, ci meraviglieremmo forse che sia così piccola la differenza di livello tra essi? In verità nessuno agisce a viso aperto. La maggior parte simula la grandezza, la nobiltà, e, a sua insaputa, si conforma a tipi da letteratura o ad altri. Lo sanno i santi, che si odiano e si disprezzano perchè si vedono. Non sarei stato disprezzato, se non fossi stato così sincero, così aperto, così semplice."
Bellissimo il personaggio dell'io narrante. E' un personaggio burbero, ostile al mondo, convinto di essere odioso alla sua famiglia, la cui intelligenza lo aiuta a creare una barriera con il mondo che vede schierato contro di lui. La moglie lo ha sposato per interesse, innamorata di un altro, i figli tramano per avere da lui l'eredità. In realtà ha molti buoni motivi per vedere le cose così come le vede, ma a un certo punto, inizia a lasciare un certo margine alle ragioni altrui e prova a ragionare in modo diverso. In realtà nulla cambia nei rapporti con gli altri a parte l'avvicinamento alla nipote Giannina. Ma in fondo nella vita di una persona riuscire ad aprire un solo cuore è sufficiente a giustificare una intera esistenza.
"Come sarei felice se, prima di morire, mi fosse dato raggiungere il cuore anche di un solo essere."
Bellissime le pagine in cui questo uomo burbero, ostile al mondo descrive l'amore per la figlia Maria, morta bambina, per il nipote Luca e anche per la sorella della moglie. Bellissimo il modo in cui senza usare parole e frasi melodrammatiche, ma con una narrazione asciutta, acida, dura lo scrittore ci fa entrare nel cuore torrido, nel deserto dell'io narrante e nel suo bisogno di affetto e di calore umano.
La sua necessità di amore sarà appagata non tanto dall'amore che riceve ma dalla sua mutata disponibilità d'animo.
"Privo di tutto, isolato, colpito dal dolore di una morte orribile, rimanevo calmo, attento, vigile.
Il pensiero della mia triste vita non m'avviliva e non mi sentivo il peso di quella vuota esistenza.... quasi non fossi un vecchio molto malato, quasi avessi innanzi a me un'intera vita, come se la pace, che in me dominava, fosse stata qualcuno."
Un libro notevole per lo spessore dei pensieri e la capacità di penetrazione dell'animo umano. Credo che l'opera di Mauriac sia stata ingiustamente bollata di moralismo. Chi cerca la verità dell'uomo non è giusto che si becchi l'etichetta di moralista solo perchè affronta temi morali e religiosi se lo fa con grande libertà e apertura di pensiero e non per propagandare una ideologia.
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Commenti
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Ferruccio
Ciao :-)
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Concordo con te quando in conclusione parli dell'etichettatura a moralisti, se si è liberi nel farlo è solo positivo.
Non conosco Mauriac ma il tuo entusiasmo mi invita alla lettura.
Grazie
Riccardo