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Vivere e non sopravvivere. Essere non solo esister
L’unica certezza del diciannovenne Ed? Non valere assolutamente niente. Queste sono le premesse con cui il giovane si presenta sin dalle prime pagine. Non è un genio, non ha caratteristiche che lo contraddistinguono dalla massa, non è bravo a letto, non eccelle negli studi né tantomeno nel lavoro ed è la pecora nera della famiglia. Vive in quella che definisce “una baracca” in uno dei sobborghi di Sidney con un coinquilino silenzioso ma dall’odore letale: il diciassettenne portinaio, canino amico a quattro zampe e gran bevitore di caffè zuccherato. Passioni? La lettura. Ama Audrey, collega tassista e vicina di casa che non lo considera altro se non «il suo migliore amico». Un giorno come tanti Ed si trova coinvolto in una rapina ma riesce a fermare uno dei criminali mentre tenta la fuga. Da quel momento, se da un lato riceve notorietà, dall’altro diventa il destinatario di misteriose carte da gioco. Qualcuno sa che oltre al leggere suo passatempo preferito è dilettarvisi con Audrey, Marv e Ritchie, immancabili compagni d’avventura. Ogni carta presenta un enigma. Quando nomi, quando indirizzi, quando semplicemente parole, il giovane è chiamato a svolgere delle “missioni” che consistono nel consegnare dei “messaggi” agli individui indicati su queste.
Scritto con grande ironia, scorrevole e sincero il romanzo scorre rapido – e senza tante pretese – tra le mani del lettore che però a tratti si domanda inevitabilmente dove voglia effettivamente andare a parare Zusak. Eh si, perché il problema principale che si riscontra nell’opera – o almeno per una buona metà di essa – è più che altro questo. Per tutto il libro ci si interroga su Ed, sul suo essere, sul suo ruolo e sul perché proprio egli sia stato scelto e da chi, ma in sottofondo, come una presenza non visibile ma palpabile aleggia quella domanda: Markus cosa vuoi dirci? Qual è il tuo messaggio? Ironia della sorte se si pensa al titolo…
Ed ecco che giunti alla seconda parte del libro, il componimento spicca il volo con tanto di lascito al seguito.
« All’inizio continua semplicemente a camminare. Ma appena abbasso lo sguardo sui nostri piedi mi accorgo che in realtà non stiamo andando da nessuna part. E’ il mondo che si muove: le vie, l’aria e le chiazze scure nel cielo. Ritchie e io siamo fermi » perché limitarsi ad esistere quando si può essere, sembra sussurrarci Zusak. Perché limitarsi a sopravvivere quando si può vivere? E’ una questione di scelta e di coraggio. Si può essere ovunque ma quel che fa la differenza è la persona e le sue decisioni. Si può optare per una vita in cui ci si accontenta, ci si consola degli insuccessi e dell’insoddisfazione con improbabili “scuse” , un’esistenza dove si accetta di coabitare con la menzogna pur di non ascoltare la verità ed affrontare il dolore. Oppure si può prendere la vita per quel che è e andare avanti senza piangersi addosso, vivere preferendo «inseguire il sole invece di aspettarlo», vivere e non solo sopravvivere, essere e non solo esistere, osservare con gli occhi e con il cuore, fare qualcosa per raggiungere i propri obiettivi ma soprattutto interrogarsi su questi perché tutti ne abbiamo, basta guardarsi dentro. Tutti possono fare la differenza se lo vogliono, chiunque può « vivere al di là delle proprie capacità » se lotta per farlo.
Per concludere, il libro si presta ad una lettura veloce con un linguaggio semplice e diretto, ma con un messaggio “tra le righe” che necessita di essere cercato così come lo stesso Ed è costretto a fare. E’ un romanzo che va affrontato, non basta leggerlo, va capito, un componimento dove il lettore è costretto a mettersi “spalle al muro”. Con una lettura superficiale può risultare privo di significato, quasi sciocco, soprattutto se paragonato a “storia di una ladra di libri”, ma in realtà il suo valore traspare proprio nella volontà di ricerca. Una vera e propria partita a carte o a scacchi parrebbe, dove ogni mossa è calibrata e determinata da una strategia, ma non con Zusak o altri, soltanto con noi stessi e con le fatidiche domande: siamo soddisfatti delle nostre vite? Cosa vogliamo veramente? E soprattutto chi siamo e chi vogliamo essere?
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