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Un amore impossibile?
Se “Un giorno” era un romanzo sull’amore e sulla vita di due giovani che si affacciano alla vita adulta, questo “Noi” racconta la relazione di una coppia matura che perviene alla crisi del proprio matrimonio dopo i cinquant’anni. L’altro romanzo era strutturato intorno ad una data, questo invece alterna la narrazione del tempo attuale con quella del passato. Un bel giorno, anzi, una bella notte, Connie decide di comunicare al proprio marito – Douglas - che ritiene conclusa la loro storia, annunciandogli che probabilmente si riprenderà la propria libertà: non subito, ma – forse - tra qualche mese, quando il loro unico figlio – Albert detto Albie - se ne andrà di casa e li lascerà liberi di decidere della propri vita. Ma prima, con questa bella prospettiva, i due dovranno affrontare insieme il “Grand Tour” per l’Europa progettato da tempo come propedeutico all’ingresso nel College di loro figlio. In effetti, la situazione ha del comico e il narratore-marito lo sottolinea con ironia, un’ironia che è una delle chiavi di lettura di tutta la vicenda, di cui si chiariscono subito gli antefatti.
I due si sono conosciuti - non per caso, ma per ben congegnata combinazione - in casa della sorella di lui e tra loro nasce subito una storia, a dispetto di alcune premesse. Connie è attraente, simpatica, effervescente e conduce una vita piuttosto disordinata, ispirata dalla sua estrosità artistica. Douglas è invece un biochimico, dedito alla ricerca scientifica, alla cui sistematica rigorosità ispira anche le sue abitudini. Si tratta, quindi, di due personalità incompatibili e sembra perciò prodigioso che possano convivere, sposarsi, avere dei figli; per cui logica vuole che si separino, non appena abbiano compiuto la loro missione di genitori. Del resto, che una donna possa avere una crisi psicologica e identitaria intorno agli anni della menopausa è piuttosto comune. Si tratta, quindi, di una crisi che, da un lato prende molte coppie intorno ai cinquant’anni, dall’altro dipende direttamente dal carattere dei due protagonisti; ma la si narra come se fosse una storia eccezionale, perché eccezionale è l’amore che li ha uniti, a dispetto dei loro opposti temperamenti, e che li ha condotti a superare insieme una angosciante esperienza di vita.
Quello che sembra invece assurdo è come il romanzo si conclude: dopo le disavventure del Grand Tour, e la felice conclusione di questa esperienza, che ripropone il profondo legame dei due coniugi, ci si sarebbe aspettati una conclusione del tutto diversa della vicenda. Ma l’autore, come in “Un giorno”, di mostra di non amare il lieto fine e tiene in sospeso fino all’ultimo il lettore, prolungando la storia con un capitolo aggiuntivo (per fortuna più breve rispetto al libro precedente), forse per renderne meno brusca la conclusione (là tragica, qui solo melanconica).
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GPC36
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Grazie, in lista.
Pia