Dettagli Recensione
Abbracciando Bijou
Una giovane ragazza e un incontro con il passato vestito con un cappotto giallo, nel caos di una Parigi fotografata sia a colori che con i nostalgici toni seppia di un passato tormentato. Solo due righe a far da trama ad un romanzo, breve ma intenso e toccante. Un racconto sulla ricerca delle proprie radici, l’introspezione più dolorosa e profonda che si possa affrontare, allo scopo di trovare punti fermi e certezze dalle quali ripartire.
Bijou, questo il soprannome della protagonista, un appellativo che la tiene troppo ancorata ad un passato traumatico, crede di aver visto la madre in mezzo ad una folla di gente, ne è quasi certa, quella madre che credeva morta, e che invece forse è li, la segue, indaga e giorno dopo giorno tenta un avvicinamento:
"Ho provato la sensazione non tanto di aver salito con fatica una scala, quanto piuttosto di essere scesa al fondo di un pozzo".
Il pozzo ancora come metafora, come emblema del profondo guardarsi dentro alla ricerca di se stessa, ma anche come simbolo di sconfitta, dolore, frustrazione dopo aver toccato il fondo. La lotta e il conflitto con se stessa, con l’essenza della propria vita, il duello tra il passato, troppo ingombrante e struggente e il futuro incerto e privo di fondamenta.
Spesso si dice il passato è passato, volendo con questo intendere che si deve vivere il presente non potendo organizzare il futuro, ma il passato non può essere passato se è ancora vivo dentro, se non si è trovato il modo di vincerlo, metabolizzarlo, sconfiggerlo. I traumi affettivi infantili, lasciano turbe e danni che non sempre è possibile sanare.
Modiano con questa storia, come già aveva fatto in Pedigree, affronta il tema delle carenze affettive, dell’abbandono, del distacco, della sofferenza per la mancanza di quell'amore che è il più importante e formativo di ogni singola vita, quello famigliare.
Bijou, ancora alla ricerca di sua madre, in conflitto con la voglia di andare in fondo e il desiderio di "tagliare i ponti", dice:
"... a mano a mano che procedevo, il viale si faceva sempre più scuro come se quella sera portassi gli occhiali da sole."
e poi ancora :
"... vedo l'insegna luminosa di una farmacia. La guardavo fissa , per paura di piombare nell'oscurità."
Anche in questa occasione, come nella precedente, “la discesa nel pozzo”, l’autore fa vivere perfettamente la sensazione di buio, l'oscurità del proprio inconscio, della propria paura, del proprio passato.
Un libro importante, scritto con la solita pulizia e linearità che contraddistinguono lo stile di Modiano, una storia forte, condita dalle caratterizzazioni parigine di oggi e di ieri. Un romanzo che va respirato, abbracciato, come idealmente verrebbe voglia di abbracciare Bijou, con le sue fragilità, le sue vulnerabilità, le sue ferite. Una lettura intensa, che fa riflettere, che consiglio, che rimane dentro, come tutte le storie di Modiano lette fino ad ora, come tutti i suoi personaggi.
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Commenti
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Grazie, Pia.
E' un libro che desidero leggere, avendo molto apprezzato altri testi dell'autore.
Riccardo
Modiano, una scoperta favolosa per me, come sperob lo sia per voi.
Grazie
Riccardo
Spero tu rimango affascinato come è capitato a me.
Grazie
Riccardo
Chissà quanti scrittori di livello ci sono che per puri scopi commerciali non vengono tradotti in italiano.
Che grande perdita.
Grazie
Riccardo
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