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Il seggio vacante
 
Il seggio vacante 2015-01-04 17:31:30 Liponi
Voto medio 
 
4.3
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
4.0
Liponi Opinione inserita da Liponi    04 Gennaio, 2015
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Uno spiraglio di luce dalla tragedia

Di primo acchito, anche per l’aspetto esterno, un libro rilegato con sovraccoperta a colori sgargianti, le numerose pagine scritte a caratteri piuttosto grandi, sembra una prosecuzione per adulti del ciclo di Harry Potter, dove non manca un pizzico di horror (vedi soprattutto la scena iniziale, in cui viene descritta la morte di Barry Fairbrother), ma anche di sesso esplicito (nel ciclo di Harry Potter assente o implicito). Il tocco narrativo è leggero e sciolto: i numerosi personaggi sono ritratti a tutto tondo, ma con tratti rapidi e prevalentemente attraverso i dialoghi. Anche qui, come in Harry Potter, c’è una netta distinzione tra mondo degli adulti e mondo dei ragazzi (qui adolescenti), visti spesso in contrapposizione, salvo qualche rara eccezione (e il morto che lascia vacante il seggio nel Consiglio locale del piccolo centro di Pagford è una di queste); ma pochi sembrano salvarsi, sia tra gli adulti che tra i giovani, da un giudizio morale negativo. Ben presto si delinea la contesa tra gli adulti, gli uni (la maggioranza) favorevoli a passare il quartiere popolare dei Fields, un quartiere degradato che squalifica le linde casette dei quartieri “alti”, al comune vicino, in modo da scaricare ad esso tutte le incombenze legate al disagio degli abitanti, poveri, disoccupati, drogati, alcolizzati. Barry Fairbrother proveniva dai Fields, ma aveva fatto fortuna ed era andato ad abitare in una villetta di Pagford: per questo si batteva per mantenere il legame con il quartiere popolare e per favorire il riscatto dei giovani dalla loro condizione di emarginazione. Quindi, mentre per il presidente del Consiglio Locale, un grasso bottegaio, la morte di Barry è un colpo di fortuna, che gli consente di realizzare il suo sogno di liberare Pagford dal peso dei Fields, per Krystal, una ragazza povera, emarginata, dal temperamento asociale, quella morte significa la perdita di ogni speranza di riscatto. Proprio Kristal, assieme a Sukhvinder, una ragazza vittima del bullismo dei compagni, risultano essere i personaggi più positivi di questo ambiente, dove prevale, sia nei ricchi che nei poveri, l’egoismo e la mancanza di qualunque valore autentico.
Ma Krystal morirà, alla fine, per la disperazione di non essere riuscita a salvarsi e a salvare il fratellino di due anni e Sukhvinder riuscirà a ottenere per lei e per il fratellino un bel funerale, in cui finalmente le due parti del paese si ritrovano, accomunate – e in parte riscattate - dal dolore.
Le cose migliori del romanzo si vedono proprio quando vengono messe alla luce le personalità tormentate di Krystal e Sukhwinder e il loro conflitto con il resto del mondo, sia con gli adulti, sia con i coetanei. Di qui emerge anche un’altra somiglianza con il ciclo di Harry Potter: anche il maghetto era emarginato, soprattutto nell’ambiente familiare, ed incompreso; ma aveva la magia a riscattarlo. Qui, invece, la diseredata Krystal si riscatta solo con la morte.
Di questo romanzo ricordo soprattutto la difficoltà ad appassionarmi alla vicenda, a coinvolgermi. Le prime pagine mi sembravano abbastanza superficiali, soprattutto a confronto con la prosa degli israeliani Yehoshua e Grossman, che sono quelli che ultimamente mi hanno più appassionato. Poi però mi sono lasciato sedurre da questo quadro spietato della società e, soprattutto, del mondo degli adolescenti, con le loro assurde pose, il loro bullismo, le loro sofferenze segrete e la loro volontà di riscatto. Alla fine, una fine tragica, uno spiraglio di luce.

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