Dettagli Recensione
un gentiluomo
Successo di pubblico e premio Pulitzer 1960, il romanzo di Harper Lee fu scritto su consiglio di Truman Capote che, come amico, ne conosceva i racconti dell’infanzia vissuta in Alabama, profondo sud.
La voce narrante è una bambina che racconta la sua famiglia, la sua contea, la sua infanzia. Tutto è interessante: la famiglia che gravita sul padre Atticus, vedovo con due figli e aiutato da una governante nera, Calpurnia; la contea con al centro Maycomb dove coabitano bianchi e neri; l’infanzia scandita da anni scolastici che rincorrono agognate estati tese a dipanare il mistero del vicino asserragliato in casa. Infanzia di una bambina sanguigna che si batte come un maschio, infanzia di una futura donna , in nuce, già intelligente e curiosa. Bambina che porta i calzoni e si allontana dal solco tracciato dalle vicine imbellettate per far visita ad una vicina o per partecipare alle riunioni solidali all’insegna del pettegolezzo.
Un episodio coinvolge il padre in prima persona e con forza centripeta l’intera comunità: Atticus è incaricato d’ufficio per difendere un nero accusato di violenza sessuale a danno di una giovane bianca anch’essa ai margini della società. Un conflitto senza vinti né vincitori, tutto è già deciso, un processo, una giustizia dentro e fuori dai tribunali al centro della narrazione. Il resto del romanzo è un inno ad Atticus e, per ciò che mi riguarda, la parte più gradevole del romanzo che , da sola, vale la lettura.
Atticus è un padre meraviglioso, sa conoscere i propri figli, affronta la realtà scomoda anche per loro perché, altrimenti, non sarebbe più credibile come genitore.
LA COERENZA
LA FERMEZZA
IL RIGORE
LA COMPRENSIONE
Giovani genitori o genitori di nuova generazione volgete lo sguardo a questo padre che sa quando un figlio origlia alla porta e coglie l’occasione per fargli arrivare il messaggio più importante. Un padre che comunica e non rifugge dalle domande scomode perché i bambini hanno bisogno di risposte chiare, non evasive: c’è già il resto a confonderli ma il genitore non può farlo. Se poi la confusione è generata da benpensanti razzisti le cose si complicano ulteriormente e un padre, facendo crescere se stesso, indica la via della crescita ai suoi piccoli. Meravigliosa coerenza e un piccolo trucco: “ Se vuoi capire una persona, devi cercare di considerare le cose dal suo punto di vista...”
L’epilogo ne vede la coerenza portata all’estremo ma basta ricordare ciò che già me lo aveva fatto amare:” prima di vivere con gli altri, bisogna che viva con me stesso: la coscienza è l’unica cosa che non debba conformarsi al volere della maggioranza” e ogni tassello torna al suo posto.
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Commenti
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Ordina
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Concordo sul voto dato allo stile di scrittura; ricordo che mi aspettavo tanto da questa lettura ma non è riuscita a coinvolgermi del tutto, pur apprezzandone le tematiche
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