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La tredicesima storia
 
La tredicesima storia 2014-12-29 09:16:12 Mian88
Voto medio 
 
2.3
Stile 
 
2.0
Contenuto 
 
3.0
Piacevolezza 
 
2.0
Mian88 Opinione inserita da Mian88    29 Dicembre, 2014
#1 recensione  -   Guarda tutte le mie opinioni

Sorelle e segreti.

Una canonica giornata di lavoro era giunta al termine quando la bibliografa/libraria Marguerite scopriva di aver ricevuto una lettera, dal contenuto alquanto vago, scrittale niente di meno che dalla celebre romanziera Vida Winter. Quest’ultima la invitava a recarsi presso la sua abitazione nello Yorkshire per redigere la sua biografia e dare voce una volta per tutte a quei segreti celati per la sua intera esistenza.
Premetto che questo romanzo mi era stato fortemente consigliato ma qualcosa mi spingeva a rimandarne la lettura sino a quando mi è stato prestato e dunque, dovendolo restituire, mi sono spronata a leggerlo per quanto possibile in tempi ragionevoli.
Il principale problema che ho riscontrato è identificabile nell’eccessiva prolissità. Le prime 156 pagine (se si considera che sono 412 in totale, tanto poche non sono) sono state un vero fardello da affrontare, non scorrevano e soprattutto la storia tardava a decollare perché l’autrice si ostinava a soffermarsi su dettagli che, con tutto il rispetto del mondo, potevano tranquillamente essere sintetizzati e/o tagliati (detto palesemente, per sfrangare questa prima parte ho avuto il tempo di iniziare e terminare un altro romanzo). Superate queste le vicende hanno cominciato a collegarsi dando spazio al fantomatico enigma svelato infine in una decina di pagine a termine dell’opera. L’epilogo, pur non accarezzando il lettore con parole capaci di farlo sospirare dal dispiacere per la conclusione del componimento narrativo, è accettabile.
Che dire, il lavoro è buono se si considera che è la prima opera pubblicata da quest’autrice ma non indimenticabile se si valuta oggettivamente e a prescindere da tale dato di fatto. E’ un romanzo che dal punto di vista dell’intreccio narrativo si riprende dalla metà ma che stilisticamente è pesante da digerire. Viceversa, nel suo secondo libro, “Le nere ali del tempo” la scrittura si presenta breve ed incisiva con paragrafi diretti al punto e chiari ma la trama è opinabile. In poche parole si è invertita la situazione. Se il primo romanzo era interessante dal punto di vista del mistero ma prolisso, il secondo si è dimostrato sterile dal punto di vista del contenuto ed apprezzabile da quello narrativo/stilistico (non a caso la prima parte scorre rapidissima, si perde quando inizia a parlare dell’opificio del lutto e via dicendo, ma questa è un’altra storia..). Il dubbio adesso è: sono io che ho un problema con questa autrice o essendo lei tuttora acerba non ha ancora raggiunto quel livello di narrazione tale da far innamorare qualsiasi lettore? Ai posteri l’ardua sentenza.

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