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SONO QUI MA NON DEL TUTTO
Chissà dove vivono i tanti personaggi che si incrociano confusamente ne La fortezza, scritta da Jennifer Egan nel 2006 prima del più noto Il tempo è un bastardo? Di sicuro come capita a uno di loro Danny, mentre attraversa Washington Square a New York e parla al cellulare con un amico dal Perù, essi si sentono a casa, solo quando sono «da qualche parte ma non del tutto». Ma anche tu durante la lettura del romanzo ti trovi in un luogo ma non del tutto: all’inizio ti aggiri tra i sotterranei e nel mastio di un castello medievale in Europa assieme a Danny, un newyorkese senza lavoro, sempre on line, e a una stramba contessa fantasma, ma in realtà scopri di essere in un’aula di un carcere di massima sicurezza dove Holly, un ex tossica, tiene un corso di scrittura creativa, e contemporaneamente nella cella con Ray, uno dei suoi allievi, ad ascoltare la voce dei morti da una specie di radiolina inventata da un suo compagno di cella, e infine ti trovi a seguire le peregrinazione di Holly che, innamorata di Ray, che le ha lasciato un manoscritto con le avventure di Danny al castello da lui composte, affronta un lungo viaggio per cercarlo proprio in quel luogo. Riconoscibile chiaramente l’impronta dell’autrice de il tempo è un bastardo: là lo spaesamento scaturiva dalla confusione dei segmenti di tempo, qui dalla continua dislocazione degli spazi. Là il punto d’appoggio dell’intreccio era costituito dalla musica ovvero dagli intervalli fra le note, qui invece dall’intrecciarsi di realtà virtuale e realtà immaginaria. La fuga avanti e indietro nel tempo, l'immersione nell’immaginazione e nei territori creati dalle nuove tecnologie vanificano la consistenza di oggetti, persone ed avvenimenti. In effetti la trama è di una nudità sorprendente, se spogliata dei debiti nei confronti di vari topoi letterari, tratti da Kafka, dal romanzo gotico, dalle storie di formazione, e infine dal racconto sperimentale, un classico del post moderno, con l’intervento diretto dell’autore che si fa personaggio, mettendosi sullo stesso piano delle sue creature. Un’antologia di situazioni estrapolate qua e là da testi vari che non può non far venire in mente l’universo biblioteca di Borges. Cosa racconta dunque La fortezza? La stessa cosa che racconterà Il tempo è un bastardo: la morte del concetto di identità.
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