Dettagli Recensione
Top 100 Opinionisti - Guarda tutte le mie opinioni
California, terra promessa.
Un mese fa al cinema è uscito l'ultimo film di Cristopher Nolan, Interstellar. Ho letto diverse opinioni sul film, alcuni l'hanno definito un capolavoro, altri un flop un pò per la lunghezza un pò per la storia troppo campata in aria, e altri ancori addirittura si sono inventati scienziati e hanno discusso sull'esistenza dei buchi neri e affini. Comunque in molti l'avreste visto e, opinioni a parte, ne conoscerete la trama: una tempesta di polvere colpisce la terra, rendendo infertile la terra e distruggendo l'agricoltura, la vita diventa quindi impossibile sul nostro pianeta e McCoughney che è un ex astronauta decide di andare nello spazio con un team di scienziati per trovare un pianeta abitabile dove "spostare" la razza umana. Ma quanti di voi sanno che, in parte, questa è una storia vera? Lo ha detto lo stesso Nolan nella presentazione del film, si è ispirato alla "dust bowl" del 1930.
Nel 1930 infatti la costa orientale degli Stati Uniti fu colpita da una tempesta di sabbia (la "dust bowl" appunto), che distrutte la maggior parte dei terreni coltivabili degli stati colpiti. Questo, aggiunto alla grande depressione, fece si che molti contadini non riuscirono più a pagare i debiti che avevano nei confronti delle banche e quindi furono costretti a vendere le loro proprietà e a migrare verso ovest, verso la California, che divenne un pò la terra promessa in quanto ricca (almeno in apparenza) di lavoro.
Questa è la storia che John Steinbeck ci racconta in Furore. La storia della famiglia Joad, una numerosa famiglia dell'Oklahoma che, costretta a vendere la casa, acquista un furgone e tramite la "via nazionale" (la famosa Route 66) cercano di raggiungere la California per rifarsi una vita. Non sarà un viaggio facile logicamente, i soldi sono contati, le bocche da sfamare sono tante e ci sono vecchi, bambini e donne incinte a bordo del camion. Non tutti arriveranno in California e chi ci arriverà sarà veramente salvo?
È una storia triste, una storia di odio, rabbia, rancore. Una storia che porta a galla i lati peggiori dell'essere umano: la sopraffazione dei più deboli, lo sfruttamento, il razzismo, l'egoismo. Nel 1930 il capitalismo iniziava ad imperare in America (o forse già lo faceva da tempo) e chi aveva una proprietà ci teneva a tenersela stretta e ad averne altre, e non gli importava se magari c'era gente che letteralmente moriva di fame. L'importante era diventare più ricchi. E chi non aveva nulla? Aveva la solidarietà di chi era nelle sue stesse condizioni. E soprattutto era pronto a reagire, a trasformare la rabbia in furore. Perché è quando perdi tutto e quando non hai più nulla che sei pronto ad aiutare chi è nelle tue stesse condizioni. Solo dopo aver provato determinate situazioni capisci la sofferenza e sei pronto anche a gesti estremi (come fa Rosasharn nel finale del libro) per aiutare chi sta passando ciò che tu hai passato.
“Se riusciste a capire questo, voi che possedete le cose che il popolo deve avere, potreste salvarvi. Se riusciste a separare le cause dagli effetti, se riusciste a capire che Paine, Marx, Jefferson e Lenin erano effetti, non cause, potreste sopravvivere. Ma questo non potete capirlo. Perché il fatto di possedere vi congela per sempre in “io”, e vi separa per sempre dal “noi”.”
Un romanzo stupendo che ha vinto un premio Pulitzer e National Book Award nel 1940 ed ha fatto vincere al suo autore un premio Nobel per la letteratura nel 1962, inoltre è stato incluso al settimo posto della classifica dei migliori libri del 1900 secondo i lettori di Le Monde, ed è stato portato al cinema nel 1941, regista John Ford, protagonista Henry Fonda. Un libro di 600 pagine dallo stile semplice e diretto ma dall'impatto immenso.
Insomma, un vero e proprio capolavoro, una pietra miliare, i titoli parlano per lui. Leggetelo.
Indicazioni utili
Commenti
3 risultati - visualizzati 1 - 3 |
Ordina
|
3 risultati - visualizzati 1 - 3 |
Anche a me il libro è piaciuto molto. E' una di quelle letture imperdibili.