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Un drammatico cammino
Morte e desolazione ovunque, dappertutto inquietanti segni di una civiltà ormai estinta e di una natura devastata dalla follia umana. Terreni neri e spogli, tronchi carbonizzati e senza rami, città deserte, case disabitare, arse, saccheggiate. Nessun segno di vita animale se non un cane randagio e schivo. Cadaveri umani disseminati in ogni angolo mentre i pochi superstiti si ammazzano l'un l'altro per accaparrarsi quel po' di commestibile che ancora si riesce a trovare. E quando non si trova si finisce con il mangiarsi l'un l'altro. In questo scenario apocalittico un uomo e il suo bambino avanzano verso sud lungo una strada che sembra non finire mai. Il primo incarna la razionalità, il pragmatismo, l'istinto di sopravvivenza che non viene meno neanche davanti alle peggiori difficoltà. Il secondo sembra essere l'ultimo depositario della pietà, dell'empatia, della carità, virtù oramai scomparse in un mondo sopraffatto dalla più nera catastrofe. Il freddo, la fame, la paura, i pericoli sempre in agguato attanagliano i due protagonisti rendendo estremamente difficoltosa la loro marcia verso una vita migliore. L'epilogo di questo drammatico cammino sarà tragicamente commuovente ma al tempo stesso foriero di speranza. Pur apparendo lampante che dietro il disastro descritto ci sia la mano degli uomini, McCarthy non fa menzione delle cause che hanno portato il pianeta a ritrovarsi in condizioni tanto nefaste. Si potrebbe dedurre che si sia trattato di una guerra, probabilmente atomica, ma l’autore lascia il lettore nel dubbio scaraventandolo senza pietà in uno scenario allucinante in cui tutto rimane indefinito, ingiustificato, anonimo, dai luoghi dove gli eventi si svolgono ai nomi dei due protagonisti, indicati semplicemente come “l’uomo” ed “il bambino”, quasi a voler dire che in una situazione del genere ci si potrebbe trovare chiunque ed ovunque. L’angosciante atmosfera poi è resa ancora più realistica da una prosa scarna, fredda, essenziale, che contribuisce ad accrescere il senso di distruzione e afflizione che pervade l’intera opera e che penetra prepotentemente nelle ossa e nell’anima del lettore. McCarthy ha inoltre il grande merito di riuscire ad affrontare il tema della fine del mondo senza cadere, come spesso avviene quando si parla di questo argomento, in pompose e fastidiose faziosità politiche, religiose o ideologiche, riuscendo al tempo stesso a lanciare un duro monito ad una razza umana che, senza rendersene conto, sta portando se stessa e il mondo in cui abita sempre più vicini all’orlo del baratro.
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Commenti
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Deve trattarsi di un libro decisamente bello, forse imperdibile.
Personalmente l'ho incluso nella lista dei doni di Natale.
Qualche giorno fa, ripensando a "La strada", mi chiedevo se non avrebbe potuto avere ancora maggiore risonanza ove fosse uscito una trentina d'anni fa, in tempi di avanzata guerra fredda...
Ciao.
hai scritto un commento eccellente per un romanzo che merita assolutamente di essere letto!
Grazie alla tua recensione inserirò sicuramente la strada nella mia lunga "strada" della lettura.
Bello il concetto di "uomo" è "bambino" che rappresenta l'impersonale, ovvero un generalizzare senza indicare uno o più personaggi specifici, ma un tutti noi esseri viventi.
Bravissimo e grazie.
A presto.
Saluti
Complimenti.
Ciao grazie, buone letture.
Mariangela
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