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La solitudine figlia dell'apparenza
1920, Nick narra la storia del grande Gatsby, un misterioso uomo dell'Ovest trasferitosi a Long Island a New York in una reggia che a stento si può immaginare la sua bellezza. I due iniziano a frequentarsi dopo che Nick si sposta nell'esile dimora a fianco della casa di Gatsby e dopo che quest'ultimo lo invita ad una delle sue numerose e stupefacenti feste che durano una giornata intera.
Dopo una prima parte in cui i confini di Gatsby sono molto labili e poco chiari i quali lo fanno trasparire come il meglio a cui ogni uomo deve aspirare, il classico americano squattrinato contornato da belle donne ed ogni beneficio che si possa pensare; più tardi la storia si delinea verso una strada più limpida che attraverso la cenere e i ponti di NY ci porta a Daisy, la donna che Gatsby ha sempre voluto e che per cinque anni non ha mai più rivisto: tutte le feste, la location e le sue conoscenze erano indirizzate verso di lei, avrebbe dovuto per forza fare bella figura per riconquistarla.
Fitzgerald ci spiega tutte le vicende tra i personaggi attraverso i colori e le sensazioni che si provano, dalla calura estiva alla chiara notte che colora i prati e il mare; epoi ci si risveglia, un finale che in fin dei conti ci si può aspettare perché l'apparenza inganna e mai fa colpo sulle persone giuste, la solitudine è il centro del bersaglio mirato da chi mette sul gradino più alto l'apparenza e che in molti casi viene fatto perché può sembrare l'unica via possibile: gli anni 20' americani sono l'emblema, in cui chi più aveva era visto meglio dal popolo e dalla critica tanto da approfittarsene fino a succhiare ogni singolo centesimo come molti ospiti facevano alle grandi feste del Grande Gatsby.
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