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La donna è un'isola
 
La donna è un'isola 2014-12-13 19:51:44 GLICINE
Voto medio 
 
2.0
Stile 
 
2.0
Contenuto 
 
2.0
Piacevolezza 
 
2.0
GLICINE Opinione inserita da GLICINE    13 Dicembre, 2014
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PROBLEMA CULTURALE?

Al termine della lettura, mi sono subito detta che avrei dovuto leggere questo romanzo, chiudendo fuori dalla porta la mia cultura, il mio “sentire” mediterraneo, il mio vissuto, e forse, dico forse, sarei riuscita ad apprezzare maggiormente il libro.
L’ autrice propone il tema del viaggio inteso, come rinascita, cambiamento, maturazione, introspezione. Il titolo in italiano l’ha scelto proprio lei, perché le donne sanno vivere da sole meglio degli uomini.
Ciò che ho percepito durante la lettura è questa grande distanza, legata al “comune sentire”. Gli islandesi, così come la terra che li ospita, brulla, fredda, poco luminosa, sono molto essenziali, molto pratici, abituato a vivere in una terra con pochi colori, odori, sapori.
La protagonista, che è anche l’io narrante, rappresenta in pieno questa caratteristica.
Giovane donna di professione traduttrice, viene lasciata dal marito per un’altra, per giunta in dolce attesa, così improvvisamente, senza nessun segnale premonitore. Mi stupisce il perfetto aplomb, con cui viene digerita e metabolizzata questa notizia. La protagonista, non solo accetta senza troppe domande, la situazione, senza versare troppe lacrime, ma addirittura smantella senza battere ciglio il “nido coniugale”, permettendo al marito di entrare nel proprio letto anche le settimane successive all’abbandono. Il tutto infarcito da uno humor tipicamente inglese, con oche investite e cucinate e quant’altro….
A questo punto, ho già cominciato a storcere il naso……
Lo stile di scrittura utilizzato è abbastanza telegrafico, nessun analisi psicologica particolarmente approfondita, vaghi accenni all’infanzia della protagonista, che risultano abbastanza ermetici, che poco hanno a spartire con la trama in sé.
La parte più piacevole è quella legata al viaggio che intraprende l’autrice, con il figlio Tumi della migliore amica in gravidanza, ricoverata in ospedale.
Del bambino sappiamo solo che ha quattro anni, è ipovedente con grossi occhiali, e sordo, peccato che viene dipinto con grandi apparecchi acustici ( a cosa gli serviranno? Mi chiedo..), fisicamente molto gracile, e non particolarmente espansivo.
Lo scopo è quello di tracciare un percorso, non solo legato allo spostamento fisico dei due attraverso l’Islanda, ma un evoluzione psicologica, emotiva, che l’autrice non riesce in pieno a tratteggiare.
Non so se il grande divario culturale, gioca un ruolo di primo piano in questo, o se proprio l’autrice non ha sviluppato i concetti.
La storia procede lenta e ripetitiva, vi sono alcuni passaggi davvero poetici che risvegliano l’attenzione del lettore tipo: “Poco prima di mezzogiorno, il mondo solleva la sua coperta nera e il sole fa la sua entrata in orizzontale attraverso la finestra, una striscia rosa finissima, come la linea sottile sulla palpebra di una donna addormentata”.
Non vi pare bellissima? Peccato che sono poche le frasi così piacevolmente dipinte disseminate tra le pagine….
Il finale poi risulta troncato. Nessun punto di arrivo, né fisico, né emotivo, tanto da ritrovarsi ad esclamare: “ E adesso?”
Le ultime trenta pagine circa, sono dedicate alla spiegazione di ricette di pietanze menzionate nel romanzo, ma attenzione! All’inizio l’autrice scrive anche:” Le descrizioni di certi piatti sono talmente generiche che non esiste oggettivamente alcuna possibilità di interpretarle, né di ricavarne ricette fattibili.”
E allora? Perché riempire pagine e pagine di parole, che alla fine non servono a nulla? Perché non scrivere una trama più articolata e soddisfacente, invece di fossilizzarsi nell’utilizzare “orpelli” senza arte né parte?
Vi sfido a leggere il libro per poter leggere un’altra opinione.

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Commenti

9 risultati - visualizzati 1 - 9
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Un commento interessante ed esaustivo.
Dai punteggi attribuiti, mi pare più un no che un sì.
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GLICINE
14 Dicembre, 2014
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purtroppo è proprio così Emilio... Più no che sì... Interessante sarebbe leggere qualche altro commento per un confronto...
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Pia Sgarbossa
14 Dicembre, 2014
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Infatti Franceca....quanto freddo questo libro....troppo, per me!
Ciaooo, Pia.
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GLICINE
14 Dicembre, 2014
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Molto lontano da noi, sì...! Ciao Pia!
siti
14 Dicembre, 2014
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Francesca, io passo visto che il libro l'ho mollato a pagina 82 e senza mettermi molti problemi; l'ho trovato illeggibile eppure il titolo, da isolana, mi stuzzicava parecchio.
Ciao
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GLICINE
14 Dicembre, 2014
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Ciao Laura! Io mi impongo di leggere qualsiasi libro fino all'ultima pagina, magari intervallandolo ad altri, ma questo è solo la mia cocciutaggine, magari anche stupida, che me lo fa fare, nella speranza di trovare comunque passaggi della trama che mi facciano apprezzare ciò che inizialmente non mi soddisfa...
Alcune volte ne sono premiata, altre meno.... Non ritengo questo libro orribile, certi passaggi e le intenzioni dell'autrice sono buoni, ma sono sincera, la lettura è proseguita con fatica....
anche io per principio stringo i denti e cerco di arrivare all'ultima riga; ma capisco anche Laura, in quanto a volte ci si sente depredati del proprio tempo prezioso :-)
In risposta ad un precedente commento
GLICINE
15 Dicembre, 2014
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Hai ragione anche tu Silvia, è vero, in certe situazioni, ci si rende conto di aver " sprecato" tempo prezioso che si poteva dedicare ad altre letture.... Credo tuttavia, che non sia questo il caso, infatti il mio punteggio non è il minimo, che riservo proprio a ciò che ritengo "buono per la stufa"!!
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siti
16 Dicembre, 2014
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Ciao, vedo solo ora la risposta. Generalmente cerco anche io di terminare un libro ma se questo si frappone con i miei interessi preponderanti al momento allora lo mollo alla grande anche perché nemmeno io sono riuscita a superare quella distanza culturale. Aspettavo il momento del viaggio con il bambino ma all'oca non ho retto più... quella cena non riuscivo proprio a immaginarla!!
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